la presidente della provincia dell'aquila:
«IL PREMIER mantenga le promesse»
Gli sfollati si prendono la città:
«Il governo non ci prenda in giro»
Presidi e sit in a Motecitorio, girotondi a Piazza Venezia dei terremotati:
accuse a Berlusconi e al Parlamento
Un momento della manifestazione di Roma (Agfroma)
ROMA - Una gigantesca catena umana a Piazza Venezia, a pochi metri da Palazzo Grazioli, la residenza di Berlusconi:
sono i terremotati abruzzesi che, al grido di «Gli sfollati vi aspettano al G8»,
«Buffoni - buffoni», «Vergogna - vergogna»,
hanno portato la protesta nel cuore. Caschi gialli in testa, cartelli sarcastici (
«Yes we camp»),
le tende, simobolo della precarietà in cui la gente d'Abruzzo vive dalla notte del 6 aprile scorso.
Iniziata con
un corteo a via del Corso e poi un lungo presidio sotto Montecitorio, poi nuovi cortei e sit-in in direzione del Quirinale, l'inizativa organizzata da comitati di cittadini, studenti e amministratori, si rivolge contro le politiche del governo per la ricostruzione dei territori colpiti dal sisma, dopo le voci che davano per approvato il decreto del governo sull'Abruzzo.
In particolare i manifestanti se la sono presa con il cosiddetto
decreto legge «salva Abruzzo» in discussione a Montecitorio (Roberto Monaldo/LaPresse)
Dopo il presidio a Montecitorio i manifestanti hanno attraversato via del Corso bloccando il traffico e si sono diretti
a Piazza Venezia sotto il controllo della polizia.
La mobilitazione «non è che un primo momento di una lunga mobilitazione», dice Stefano di Epicentro solidale, uno dei comitati di cittadini che ha organizzato la manifestazione di oggi.
«Nonostante ci impediscano di fare le assemblee nelle tendopoli
e perfino di distribuire volantini
pian piano sta crescendo la consapevolezza degli aquilani
su quello che non sta facendo questo governo. Quello di oggi è già un primo risultato positivo». Un applauso ha concluso la catena umana,
gli abruzzesi si sono dati appuntamento il 27 giugno prossimo a L'Aquila per un corteo che partirà dalla sede della guardia di finanza «senza bandiere o colori politici».
Come del resto accaduto oggi durante la lunga mobilitazione dove a sventolare erano soltanto gli striscioni dei comitati dei cittadini.
LA MANIFESTAZIONE - Oggetto della protesta, il cosiddetto decreto legge «salva Abruzzo» in discussione a Montecitorio. In piazza c'erano diversi sindaci di paesi colpiti dal terremoto e diversi precari dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia con dei vistosi caschetti gialli di sicurezza in testa.
I manifestanti hanno anche portato, oltre a diversi striscioni, delle tende da campeggio per manifestare le difficoltà dei terremotati.
PRESIDENTE PEZZOPANE - «Ci sentiamo umiliati e traditi dal governo». Il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, attacca a testa bassa l'esecutivo sulla ricostruzione delle zone terremotate.
Il sindaco, che insieme alla presidente della Provincia, Stefania Pezzopane, ha incontrato il presidente della Camera Gianfranco Fini, non usa giri di parole: «Se il governo non cambia strategia la ricostruzione della città non ci sarà, ci saranno solo le 15mila casette. E questo
significa la morte dell'Aquila, che sarebbe una sconfitta per il paese». «Purtroppo- aggiunge Cialente- le casette non saranno pronte per settembre. Forse un primo nucleo sarà consegnato a ottobre», ma «non saranno pronte prima di dicembre».
Gli dà man forte la presidente della Provincia:
«Io so che gli aquilani sono persone serie, ma devo dire che il tradimento delle loro aspettative li ha molto offesi». Dopo aver fatto presente che una parte dei manifestanti vuole andare a protestare di fronte al Quirinale,
Pezzopane torna a ringraziare il presidente della Camera:
«Noi come rappresentanti degli enti locali e dei comitati cittadini dei terremotati esprimiamo soddisfazione per il ruolo di mediazione svolto, in questo caso, dalla terza carica dello Stato.
È stato un momento importante di confronto, soprattutto per quanto riguarda le regole, che abbiamo colto come segno importante da parte del presidente Fini».
Richieste anche per il premier:
«Al presidente del consiglio Silvio Berlusconi chiediamo di mantenere le promesse fatte ai cittadini terremotati abruzzesi il 29 maggio all'Aquila. Questo significa che il decreto sull'Abruzzo deve cambiare per consentire una ricostruzione rapida in tutti i centri storici, prevedendo contestualmente anche un indennizzo per le ristrutturazioni, e non solo per i residenti.
Le nostre richieste - ha aggiunto Pezzopane - sono numerose.
Tra queste figura un intervento serio per la zona franca: prevederla sul decreto legge senza erogare finanziamenti significa nei fatti non realizzarla sul serio». Un intervento deciso la presidente della Provincia dell'Aquila lo chiede anche
per le attività produttive ed economiche nelle zone colpite dal sisma: «Sono molte al momento - ha proseguito - le imprese che hanno subito forti contraccolpi economici fuori e dentro dal cratere, per le quali invece bisognerebbe prevedere un contributo finanziario opportuno per favorire una loro ripartenza.
Allo stesso modo - ha osservato - di quanto si è fatto per tutti gli altri terremoti che hanno colpito il nostro paese.
Per quanto ci riguarda vorrei ribadire che tutti noi siamo forti e gentili ma indisponibili alle prese in giro». In piazza c'erano diversi sindaci di paesi colpiti dal terremoto
e diversi precari dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia con i caschetti gialli di sicurezza in testa (Roberto Monaldo/LaPresse)
Corriere della Sera - 16 giugno 2009