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 Bob Geldof mette alle corde Mr.3%

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mario
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MessaggioTitolo: Bob Geldof mette alle corde Mr.3%   Bob Geldof mette alle corde Mr.3% EmptyDom Lug 05, 2009 11:45 pm

5/7/2009 - VERSO IL G8 - L'ITALIA AVARA

L'ACCUSA - Aver onorato solo il 3% della promessa al vertice di Gleneagles
"È vero, non abbiamo
rispettato gli impegni"


Bob Geldof mette alle corde Mr.3% Berlusconi_geldof01g
Bob Geldof durante l'incontro con Silvio Berlusconi



Berlusconi incalzato da Geldof ammette i ritardi nei pagamenti:
«E' la crisi, rimedierò».
«Signor presidente, tutti hanno lo stesso problema»


INTERVISTA DI MARIO CALABRESI

Silvio Berlusconi e Bob Geldof si incontrano nel cortile di Palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio è tormentato dal torcicollo, ma mantiene la promessa di rispondere alle critiche che la rock star famosa per il suo impegno per l’Africa gli ha fatto pubblicamente.
Geldof, appena arrivato da Londra, sta ripassando le domande e i dati sugli aiuti italiani all’Africa.
Si ritrovano un attimo dopo nello studio del presidente del Consiglio.
Si siedono al centro, uno accanto all’altro; le loro squadre sono su due divani contrapposti – i consiglieri di One, la Ong per l’Africa, da un lato;
e gli uomini della Farnesina e di Palazzo Chigi dall’altro, tra cui Gianni Letta e Paolo Bonaiuti.
Quello che segue è il resoconto di un’intervista non convenzionale, uno scambio che a tratti è sembrato quasi un incontro di pugilato.
Ho temuto un paio di volte che Berlusconi prima, Geldof poi, si alzassero abbandonando la sala
, ma alla fine ce l’abbiamo fatta ad arrivare fino in fondo e lo scontro è stato leale.

Geldof:
«Signor presidente, vado subito alla sostanza. Lei è lo statista di più lungo corso del G8.
Nel 2001, a Genova
, avete creato il Fondo Globale per l’Hiv/Aids, rendendo disponibile una terapia salva vita gratuita per 3 milioni di persone in Africa.
Quindi ha partecipato al vertice di Gleneagles, dove vi eravate impegnati ad investire in aiuti lo 0,51% del Prodotto Interno Lordo entro il 2010, e lo 0,7% entro il 2015:
l’Italia, al momento, ha mantenuto solo il 3% di questa promessa.
Dalle speranze di Genova siamo passati alla delusione di Gleneagles:
non sente il peso di questa responsabilità?»

Berlusconi comincia a leggere da un appunto:
«Lei ha ragione, c’è un ritardo nei pagamenti. Noi, però, siamo stati via dal governo per 2 anni e mezzo.
Quando siamo tornati, abbiamo trovato un debito del 110% rispetto al Pil.
Ora, a causa della crisi economica, questo debito è salito al 120% e l’Unione Europea non ci permette di restare a questi livelli.
Nel fare la legge finanziaria, il Parlamento ha deciso di limitare le spese. Ci è dispiaciuto ridurre anche gli aiuti all’Africa, e su questo abbiamo aperto un dibattito.
Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti si è impegnato a tornare in linea con i nostri impegni entro 3 anni». Bob Geldof mette alle corde Mr.3% 3981_faccina-arrampica

Geldof si innervosisce:
«Il G8 è in programma fra 3 giorni, non 3 anni:
come presidente di questo vertice, cosa si impegna a fare?».

Berlusconi: «Guardi, quanto è accaduto è il contrario di ciò che sto facendo personalmente:
quest’anno ho finanziato un orfanotrofio in Thailandia
e un ospedale per bambini in Brasile.
Comprendo la sua preoccupazione e apprezzo molto il lavoro che fa per i più poveri, ma abbiamo avuto ostacoli oggettivi».

Berlusconi dà la parola al consigliere diplomatico di Tremonti, che comincia a spiegare:
«Abbiamo iniziato a ripianare i ritardi nei pagamenti verso la Banca Mondiale e le altre organizzazioni finanziarie internazionali.
Entro il 2010 raggiungeremo la quota dello 0,33% del Pil destinato agli aiuti, e arriveremo allo 0,51% nel 2015».
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Geldof lo interrompe:
«Mi scusi, sono consapevole di questo. Grazie per la spiegazione».
E si rivolge al presidente del Consiglio:
«Non ci credo. Per riuscire a realizzare questo piano dovreste fare un lavoro incredibile.
E poi non abbiamo più bisogno di piani: ora servono azioni.
Sono stufo dei piani, bisogna agire.

Dobbiamo avere più aiuti pubblici allo sviluppo. Quando tagliate gli aiuti, levate il cibo dalla bocca dei bambini affamati;
togliete letteralmente gli aghi dalle vene dei malati. Perché dobbiamo comportarci così?
L’Africa è il secondo mercato emergente del mondo, dopo la Cina.
Ha più paesi democratici e meno guerre dell’Asia.
Qui stiamo parlando di pochi spiccioli: perché è così difficile reperire i fondi per aiutarla?
La cancelliera tedesca Merkel, il premier britannico Brown e persino il presidente francese Sarkozy hanno aumentato gli aiuti, ma l’Italia li ha ridotti di 400 milioni.
Le economie di tutti i paesi sono un disastro, ma tutti mantengono le promesse che hanno fatto ai poveri. Meno l’Italia.
Come può guidare il G8? Dov’è la sua credibilità?
E’ una questione umana, non tattica.

Siamo stanchi di vedere la gente che muore di fame!»

Berlusconi fa un cenno di assenso, si capisce che è stato colpito dall’immagine dei bambini affamati.

Geldof aggiunge:
«Le parlo come uomo d’affari. Ho visto l’accordo concluso con Gheddafi, tutto business e concretezza: perché non estendere questo atteggiamento all’intero continente?
Guiderà il G8 verso una percezione diversa dell’Africa?»

Berlusconi:
«Sì, sì. Io sono anche il leader che ha più esperienza, e non solo su questo tema. Gli altri sono dei bambini, confronto a me.
Su questo punto, però, ho dovuto seguire le posizioni del mio ministro per l’Economia.
Ha una forte personalità e ritiene che come prima cosa si debbano rispettare gli obblighi con le istituzioni europee e quelle finanziarie internazionali.
Però ha promesso che torneremo in linea con gli impegni presi per gli aiuti allo sviluppo entro tre anni.
Vede, lei vive questo problema con intensità emotiva: i soldi sono cibo, e io apprezzo molto il suo lavoro.
Ne ho parlato con Tremonti - dice Berlusconi scherzando -, ci ho pure litigato: mi ha presentato le dimissioni un mare di volte.
Io però le ho respinte, perché non ho un altro ministro a disposizione.
Sul tavolo del G8 ci saranno cinque o sei problemi di grande importanza: l’Africa sarà uno di questi. Dopo, nella finanziaria, vedrò di cambiare il piano per il rientro».

Geldof scuote la testa.
Mostra a Berlusconi i documenti che il premier aveva approvato al G8 di Gleneagles:
«Qui c’è la firma di un paese e l’onore di un uomo».

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L'impegno tradito
Il premier Berlusconi al vertice di Gleneagles nel 2005, quando firmò l'impegno a investire in aiuti lo 0,51%del Prodotto Interno Lordo entro il 2010.
L'Italia ha invece mantenuto solo il 3% della promessa.


Berlusconi li legge e ammette:
«Mi dispiace, abbiamo commesso un errore».

Geldof allora riprende:
«Una ragione per cui la crisi in cui ci troviamo è così grave
sta proprio nel fatto che abbiamo lasciato il 50% della popolazione mondiale fuori dal nostro sistema.

Come puoi vivere con meno di due dollari al giorno?
E se guadagni così poco, come puoi comprare i nostri prodotti?
L’Africa è un mercato più grande
dell’India, del Brasile, della Russia o del Messico: non crede che dovremmo includerla?
Se i cittadini africani possono comprare i nostri prodotti, ci sarebbero più posti di lavoro anche in Italia».

Berlusconi stringe i pugni:
«Lei ha ragione: quando si assume un impegno, bisogna mantenerlo.
Noi siamo in ritardo, e questo ritardo dobbiamo colmarlo.
Mi dispiace di non aver mantenuto le promesse, ci siamo fatti prendere da tutte le cose che ci sono cadute addosso.
La crisi, il terremoto.
Bob Geldof mette alle corde Mr.3% 3981_faccina-arrampica
Abbiamo anche una situazione di forte contrasto con l’opposizione, giudici che ci attaccano...».

Geldof lo blocca ancora:

«Ma questa, signor presidente, non è una discussione sui media o il sistema giudiziario:
stiamo parlando di gente povera che non ha difese».

A quel punto, per cercare di abbassare i toni, interviene Gianni Letta, che interrompe Geldof:
«Ha sentito: il nostro presidente ha espresso la volontà di cercare una soluzione».

Geldof:
«D’accordo, ma il G8 è fra tre giorni.
Il presidente americano Obama ha detto che vuole affrontare l’emergenza dei paesi poveri: possiamo decidere qualcosa di concreto?»

Bob Geldof mette alle corde Mr.3% B

Berlusconi:
«Ho avuto un ottimo incontro col presidente Obama, mi ha fatto una grande impressione.
Ha detto che vuole creare un fondo per la sicurezza alimentare:
lui ha promesso di stanziare un miliardo di dollari per i prossimi quattro anni, e ora chiede che gli altri sette paesi del G8 mettano un altro miliardo.
Io darò una risposta positiva».

Geldof:
«Saranno nuovi soldi, oppure verranno dagli aiuti che avreste dovuto finanziare già in passato?»

Berlusconi:
«Nuovi fondi, sì. Vede che faccio sul serio? Io prima di incontrarla ho letto le cose che lei ha scritto, i rimproveri per gli impegni non rispettati, eppure non mi sono sottratto a questa intervista.
L’ho fatto perché apprezzo il suo sforzo.
Siamo nel torto assoluto e voglio impegnarmi con una persona come lei, che spende la sua vita in questa bellissima missione. Va bene? Cercheremo di non deluderla».

Geldof:
«Signor presidente, lasciamo perdere l’intervista con “La Stampa”, parliamo francamente tra noi: cosa farà di concreto?».

Di nuovo Letta interviene:
«Il nostro presidente raccoglierà i suoi suggerimenti ed elaborerà una risposta nei prossimi giorni».

Geldof:
«E’ una questione di credibilità. Credibilità politica. Lei rischia di diventare il “Signor 3%”,
quello che mantiene solo il 3% delle sue promesse.

Cosa farà di concreto all’Aquila?».

Bob Geldof mette alle corde Mr.3% D

Berlusconi non capisce cosa significhi «Mister 3%», resta interdetto. lol!
Il suo assistente Valentino Valentini, che è seduto tra loro e traduce, gli spiega l’accusa di Geldof.
Allora Berlusconi si fa più serio e scandisce le parole:
«Io come imprenditore non ho mai mancato ad una promessa,
e con gli elettori mi sto comportando nello stesso modo.
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In questo caso c’è stata una impossibilità di bilancio che non è dipesa da me.
Se avessimo dato i soldi in questa direzione avremmo avuto delle penalità terribili dall’Europa.
Siamo stati nell’impossibilità di adempiere agli impegni, impossibilitati a spendere.
Adesso dobbiamo trovare un modo per chiudere altre spese e spostare i soldi nella direzione degli aiuti.
Abbiamo forse la possibilità di farlo, ma sono tutti tagli molto dolorosi».

Geldof:
«Ma questo sarebbe un investimento».

Berlusconi:
«Sì, ne sono sicuro. Ho letto l’ultima relazione dell’Onu secondo cui nei prossimi 15 anni ci saranno due miliardi di persone in più al mondo, che nasceranno nei paesi esclusi dal benessere.
Ci rimettiamo tutti, se non facciamo in modo che la libertà, la democrazia e quindi il benessere si diffondano.
Ma ad un certo momento non abbiamo avuto la possibilità materiale di farlo, perché l’Europa che ci minacciava delle penalità...».

Geldof:
«Non rimproveri Bruxelles, presidente:
Bruxelles è più lontana da Roma dell’Africa.
Io sono stato a Lampedusa: se volete fermare la tragedia dell’immigrazione clandestina, dovete aiutare i paesi di provenienza a creare condizioni di vita migliori e aiutare a svilupparsi le loro economie.
Signor presidente, quando i ricchi diventano meno ricchi, i poveri diventano ancora più poveri».

Berlusconi:
«Certo: più quelle persone diventano povere, più diventano disperate.
So bene che aiutarle non è solo un dovere, ma anche un nostro interesse».

Geldof:
«Vuol dire che a L’Aquila farà qualcosa?».

«Prenderò la guida. Insieme ad Obama agiremo, ne sono assolutamente convinto. Vedremo di farlo».

La Stampa 5/7/2009
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MessaggioTitolo: Re: Bob Geldof mette alle corde Mr.3%   Bob Geldof mette alle corde Mr.3% EmptyLun Lug 06, 2009 7:18 pm

LETTERA APERTA A BOB GELDOF, DIRETTORE DI UN GIORNO DE "LA STAMPA": BASTA CHIEDERE SOLDI PER L’AFRICA,
HANNO AVUTO 23MILA MLD
E LI HANNO USATI DITTATORI LOCALI PER ARRICCHIRSI E MASSACRARE IL POPOLO
– TANTI AFRICANI DICONO BASTA CON L’ELEMOSINA…



Francesco Borgonovo per "libero"

"Caro Bob Geldof,

poiché "La Stampa" di Torino ti ha nominato direttore per un giorno (quindi il quotidiano oggi in edicola è firmato da te assieme a Mario Calabresi) mi permetto di darti del tu e di chiamarti collega.
Anche se io sono un umile redattore e tu stai alla testa di uno dei principali quotidiani italiani.


GELDOF Bob Geldof mette alle corde Mr.3% W-bob-geldof_002_tn

Già ieri hai firmato un editoriale, con richiamo in prima pagina, intitolato
«Il nostro futuro è africano»,
per spiegare che l'Italia - nonostante la crisi e il terremoto all'Aquila - deve rimboccarsi le maniche, mettere mano al portafogli e foraggiare il Continente nero.

Nel tuo articolo, spieghi che la «credibilità» di Berlusconi come statista è «a rischio» perché il nostro Paese ha donato all'Africa «solo il tre per cento» di quanto, al G8 del 2005, si era impegnata a dare. «Anche gli altri stanno lottando», sostieni, «ma non tolgono il cibo dalla bocca dei bambini affamati, non tolgono gli aghi dal braccio dei malati».

Caro direttore Geldof,
il filosofo francese Pascal Bruckner direbbe che il tuo è un classico esempio di «masochismo occidentale».
È l'idea - che gli intellettuali di sinistra sostengono almeno dagli anni Sessanta e che volgarmente si chiama "terzomondismo" - per cui l'Occidente è il responsabile di tutti i mali del globo.


«Nulla è più occidentale dell'odio verso l'Occidente, della passione di maledirsi, di lacerarsi», diceva Bruckner.
In questa visione del mondo, l'Africa rimane il continente bambino.
Quello che non ce la fa a sostenersi da solo, quello che ha bisogno dell'elemosina degli Stati Uniti e dell'Europa (che tu ritieni essere necessaria).

Nel tuo editoriale di ieri, stimato Bob, scrivevi che la popolazione del Continente nero è «altamente creativa, dinamica, intellettuale e produttiva».
Sicuramente è vero. Allora perché non dovrebbe essere responsabile del proprio benessere o malessere come sono tutte le altre popolazioni della Terra?

Io un'idea me la sono fatta. Per questo mi permetto di farti una proposta.
Se sul "tuo" giornale avanza uno spazietto, giusto qualche riga, fai recensire da uno dei tuoi validi cronisti un libro appena uscito in Italia (su "Libero" ne ha scritto Ernesto Aloia).
Si intitola "L'industria della solidarietà" e lo ha firmato Linda Polman.
Racconta una storia interessante, che vorrei riportarti, perché aiuta a capire dov'è finito il mucchio di dollari (due anni fa erano 23mila miliardi) che i "Paesi ricchi" hanno versato al Terzo mondo.

Nel 1967
, Emeka Ojukwu, governatore del Biafra (all'epoca una delle regioni più ricche della Nigeria), dichiarò la secessione dal resto del Paese e le autorità reagirono bloccandogli gli approvvigionamenti.
Scoppiò una guerra civile, con annessi morti e atroci sofferenze.
Nacque allora il mito della "carestia del Biafra" (che non era dovuta a cause naturali).
Grazie alle foto di poveri bambini martoriati dalle mosche e ai servizi dei cronisti inviati sul posto,
nelle tasche di Ojukwu piovve un fiume di soldi.



Fame Africana Bob Geldof mette alle corde Mr.3% 27226


L'Occidente li donava in nome della solidarietà.
Il governatore li utilizzò per finanziare il suo esercito ribelle

fino al 1970, anno in cui fuggì in Costa D'Avorio su un aereo, portandosi dietro la sua Mercedes, le mogli e tremila chili di bagagli.
Eppure, quando si vuole dimostrare che l'Occidente causa la sofferenza dell'Africa, la vicenda del Biafra viene citata spesso.

Caro direttore,
il vero flagello del Continente nero non sono gli occidentali cattivi.
Ma i dittatori e i governi (con quanti li sostengono) che affamano la popolazione, fomentano le guerre civili e ingurgitano i fondi stanziati dal resto del mondo.
Quello del governatore del Biafra è solo un caso fra tanti.


Qualche tempo fa in un'intervista alla rivista "Nigrizia" (giornale dei padri comboniani: missionari, non certo capitalisti senza scrupoli)
Biagio Bossone, direttore esecutivo della Banca Mondiale per l'Italia, disse:
«Quando la comunità internazionale era più generosa, vedi gli anni '60, arrivava a dare anche lo 0,50% (del Pil, ndr), ma
queste risorse venivano spesso utilizzate per fini politici.
È lì che è nato il seme del debito
, che tanto angustia ancora oggi i Paesi del Sud del mondo».
Questa è la ragione per cui anche tanti africani chiedono che l'elemosina verso i loro Stati finisca.

Lo scrittore nigeriano Uzodinma Iweala
, nato nel 1982, ha scritto una volta un articolo molto chiaro:
«L'Africa non vuol essere salvata.
Ciò che l'Africa chiede al mondo è»
, diceva, «il riconoscimento della sua capacità di avviare una crescita senza precedenti,
sulla base di un vero e leale partenariato con gli altri membri della comunità globale».


Caro direttore Geldof,
prova a dare un'occhiata a quel pezzo.
Fu pubblicato in prima pagina su Repubblica nel 2007.
Nell'archivio della Stampa, il "tuo" giornale, una copia l'avranno sicuramente conservata."

Francesco Borgonovo per "Libero" [06-07-2009]
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