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 La schizofrenia di Rue Froissart

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mario
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MessaggioTitolo: La schizofrenia di Rue Froissart   La schizofrenia di Rue Froissart EmptyMer Feb 23, 2011 2:07 am

L'ira della Ue contro la Farnesina
"Non può difendere un dittatore"
Frattini a Bruxelles con una doppia linea:
"Non dobbiamo dare l'impressione sbagliata di voler interferire".
Critiche Londra e Berlino.

Il New York Times: "Berlusconi scimmiotta i modi dei despoti arabi"


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mario
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MessaggioTitolo: Re: La schizofrenia di Rue Froissart   La schizofrenia di Rue Froissart EmptyMer Feb 23, 2011 2:12 am

BRUXELLES - In Europa l'hanno ribattezzata "la schizofrenia di
Rue Froissart". È l'ultimo ritrovato della diplomazia berlusconiana:
all'ingresso nelle riunioni comunitarie
(le auto delle delegazioni
entrano appunto da Rue Froissart, sul lato del palazzo del Consiglio) il
politico italiano di turno fa dichiarazioni benevolenti verso il
dittatore sotto accusa.


Poi, in riunione, vota con gli altri un comunicato di condanna.

È
già successo all'ultimo vertice europeo, quando Berlusconi, arrivando
alla riunione, ha cantato le lodi di Mubarak, per poi approvare una
risoluzione di condanna delle repressioni ordite dal raìs egiziano.

Era
successo in precedenza, quando avevamo difeso il dittatore bielorusso
Lukashenko
, salvo poi appoggiare le sanzioni Ue alla Bielorussia.



È successo puntualmente anche ieri, con la Libia. Il
ministro degli Esteri Frattini, subito dopo l'ingresso da Rue
Froissart, ha difeso le ragioni della "riconciliazione" in un Paese
dilaniato dalla guerra civile. "Spero che in Libia si avvii una
riconciliazione nazionale che porti ad una Costituzione libica, come
proposto da Seif al-Islam (il figlio di Gheddafi a capo della
repressione, ndr)". Sempre prima di entrare nella sala del Consiglio, il
ministro degli Esteri italiano ha messo in guardia l'Europa contro ogni
tentativo di interferire negli affari libici: "Non dobbiamo dare
l'impressione sbagliata di volere interferire, di volere esportare la
nostra democrazia. Dobbiamo aiutare, dobbiamo sostenere la
riconciliazione

pacifica: questa è la strada", ha spiegato ai giornalisti mentre
l'aviazione del Colonnello bombardava i manifestanti. Ma poi, uscito
dalla riunione, ha spiegato di condividere pienamente il comunicato
finale che "condanna la repressione in corso contro i manifestanti",
chiede "l'immediata fine dell'uso della forza" e difende "le legittime
aspirazioni e le richieste di riforme del popolo libico", che devono
essere soddisfatte "attraverso un dialogo aperto e inclusivo che porti
ad un futuro costruttivo per il Paese e per il popolo". Insomma, se non
si chiede esplicitamente l'allontanamento di Gheddafi, poco ci manca.



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Quali siano le ragioni che spingono il governo berlusconiano a
questo tipo di sdoppiamento, è cosa che a Bruxelles stentano a capire.
Forse perché non hanno potuto apprezzare fino in fondo quanto sia
consustanziale al berlusconismo la "politica dell'annuncio", che
consacra la dicotomia tra fatti e parole.



Forse perché non hanno (ancora) letto l'editoriale di Roger Cohen
sul New York Times, che racconta come "Berlusconi scimmiotta i modi dei
despoti arabi confondendo se stesso con la Nazione". Ma ormai la
"schizofrenia di Rue Froissart" è diventata uno dei divertissements dei
diplomatici europei, sempre pronti a sorridere dell'Italia.



Per essere onesti, questa volta Frattini qualche debole tentativo
di difendere "l'amico Gheddafi" lo ha fatto anche nel corso della
riunione, spalleggiato solo dal collega maltese. Del resto anche
Berlusconi all'ultimo vertice, durante la colazione di lavoro, si era
speso in una imbarazzante quanto inutile eulogia di Mubarak.



Questa volta, il nostro ministro degli Esteri ha dovuto battersi
contro britannici e tedeschi, che volevano rendere ancora più duro ed
esplicito il comunicato finale. Il ministro degli Esteri finlandese,
Alexander Stubb, si era spinto fino a chiedere il varo di sanzioni
immediate contro il governo libico. Ma alla fine i "falchi" non l'hanno
spuntata. "Oggi dobbiamo parlare di dialogo nazionale di riconciliazione
- ha spiegato soddisfatto il ministro italiano - non creare le
condizioni per un nuovo scontro con decine di migliaia di cittadini
europei che vivono in Libia".



Ma anche la delegazione italiana ha dovuto inghiottire qualche
rospo. Una proposta, avanzata dal ministro maltese e sostenuta
dall'Italia, voleva inserire nel comunicato finale una frase in cui
l'Unione europea "riconosce pienamente i diritti sovrani della Libia e
la sua integrità territoriale". L'idea, nonostante le premesse di
Frattini sulla non interferenza, era forse quella di sottolineare il
pericolo di una spaccatura del Paese tra la parte orientale e quella
occidentale. Ma molti ministri hanno fatto osservare che, come ha
spiegato il belga Steven Vanackere, "riconoscere la piena sovranità dei
libici in questo momento equivale a legittimare il massacro dei
dimostranti come un affare di politica interna su cui non si può
interferire".



Di fronte a questa obiezione, Italia e Malta hanno dovuto
rinunciare alla loro richiesta. Ma non importa. "Sono un ministro
europeo e mi riconosco pienamente nella dichiarazione che abbiamo
sottoscritto. Anche il comunicato finale parla della necessità di una
riconciliazione nazionale". Nel comunicato finale, però, la parola
"riconciliazione", tanto cara all'Italia, proprio non compare. Si deve
essere persa in Rue Froissart.



Fonte: Repubblica
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