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 Morire per vivere. [Birmania]

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MessaggioTitolo: Re: Morire per vivere. [Birmania]   Morire per vivere. [Birmania] - Pagina 2 EmptyLun Mar 16, 2009 4:35 pm

5 x 1000 a POPOLI.

Morire per vivere. [Birmania] - Pagina 2 5x1000popoli


La "Comunità Solidarista Popoli" è costituita da un gruppo di persone che, per desiderio e sentimento comuni, ha voluto creare una associazione di aiuto umanitario che indirizzi principalmente la propria azione a favore di popoli od etnie, che, in lotta per il mantenimento della propria identità, vivano in condizioni di particolare disagio.

E' scopo dell'associazione portare aiuti concreti a soggetti che si trovino in difficoltà a causa di guerre, calamità naturali od epidemie, con l'intenzione di operare autonomamente, al di fuori di qualsiasi condizionamento da parte di governi ed organizzazioni politiche.

La Comunità provvede infatti alla designazione degli obiettivi su cui concentrare i propri sforzi, con l'impegno altresì di informare gli aderenti, i sostenitori e l’opinione pubblica circa i particolari degli interventi proposti.

Il raggiungimento degli obiettivi passa attraverso il lancio di progetti umanitari (emergenze, lotta alla povertà) e di sviluppo (costruzione di ospedali, dispensari, scuole, centri di formazione professionale) che contribuiscano al miglioramento delle prospettive di vita delle stesse popolazioni che si trovano in situazioni di difficoltà.

La copertura finanziaria di tali progetti avviene attraverso auto finanziamento degli associati attuali e futuri, e tramite raccolte di fondi, da effettuarsi con l'organizzazione di manifestazioni di beneficenza, agendo quando possibile in sinergia con altre organizzazioni umanitarie regolarmente costituite che si trovino ad operare parallelamente agli obiettivi scelti dalla nostra Comunità.

Per destinare il 5 x 1000 alla Comunità Solidarista Popoli,
compilando il modulo per la dichiarazione dei redditi
indicate nel riquadro del Sostegno al Volontariato
il numero di codice fiscale / partita IVA della Onlus:

03119750234


Sito web dell'assocazione: www.comunitapopoli.org
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MessaggioTitolo: Re: Morire per vivere. [Birmania]   Morire per vivere. [Birmania] - Pagina 2 EmptyDom Mar 22, 2009 12:20 pm

MONDIALISMO PADRONE 2

Nei giorni scorsi, mentre la resistenza Karen veniva cacciata dal territorio tailandese e privata delle sue basi logistiche arretrate, nella cittadina di Mae Sot, a ridosso del confine con la Birmania, si svolgeva una importante riunione, condotta dal Presidente della Camera di commercio della provincia di Tak , con la partecipazione di delegati commerciali e uomini d'affari tailandesi, birmani, cinesi e laotiani. Il congresso proponeva la costruzione di un ponte che dovrebbe collegare Mae Sot a Shwe Kokko, un villaggio birmano controllato dalle milizie collaborazioniste del DKBA, coinvolte da anni nel traffico di stupefacenti. Il nuovo ponte si aggiungerebbe a quello già esistente nella stessa zona, il famoso "Ponte dell'Amicizia", e sarebbe più resistente del primo, in modo da permettere il passaggio di camion pesanti e far aumentare così il flusso commerciale tra i paesi coinvolti. Secondo fonti della stessa Camera di Commercio, dagli scambi con la Birmania la Thailandia guadagna già, attraverso il passaggio di merci nella sola zona di Mae Sot, un milione di dollari al giorno. Con il nuovo ponte gli affari andranno ancora meglio. Si attende soltanto il benestare della giunta di Rangoon. E la Birmania ? La Birmania non può certo lamentarsi: nel 2008 ha visto un incremento del 93,06 per cento degli investimenti stranieri rispetto al precedente anno. La straordinaria impennata è dovuta essenzialmente ad ingenti investimenti nel settore minerario condotti da Cina e Singapore. Ma non dovrebbe stupire che tra i principali paesi investitori in Myanmar vi sia, oltre alla scontata Thailandia, alla Russia e al Vietnam, anche la Gran Bretagna, che occupa i primi posti della classifica. Inoltre, secondo voci interne alla Casa Bianca (raccolte dall'agenzia di stampa Inner City Press), un tenace lavoro lobbistico da parte di aziende petrolifere americane è stato condotto per diversi mesi nei confronti dei politici che fanno ora parte della nuova amministrazione statunitense. Lo scopo: convincere il governo USA che le sanzioni contro la Birmania non servono a nulla, e che è giunto il momento di riaprire agli investimenti in quel paese. Investimenti che fino ad ora premiavano soltanto la Chevron, ma che ora dovranno far sorridere altri manager paciocconi, sicuramente tanto sensibili (in quanto amici dell'entourage democratico) alle disgrazie delle minoranze. Comincia ad essere più chiaro il quadro complessivo della vicenda Karen : i paesi del Sud Est Asiatico non vogliono seccature con istanze fuori moda come l'autodeterminazione e la difesa dell'Identità. Così la pensano probabilmente anche le nazioni occidentali, preoccupate a rincorrere la locomotiva cinese, che gode nell'area di una posizione di predominio. Nell'ottica dello sfruttamento economico del territorio e delle risorse birmane tutti puntano sui cavalli più forti: la giunta di Rangoon e i suoi cani da guardia del DKBA, pronti a fare affari con gli amici dei generali. Anche le Nazioni Unite fanno sapere che da Rangoon arrivano segnali "incoraggianti": sempre l'agenzia Inner City Press, ha infatti citato un alto funzionario dell'ONU che sostiene che in aprile con ogni probabilità il Segretario Generale dell'organizzazione, Ban Ki - moon, si recherà in visita dai leader della giunta militare. Intanto, nell'est del paese, nuovi battaglioni di fanteria, supportati da reparti corrazzati, si avvicinano alle ultime aree controllate dalla resistenza. Riusciranno finalmente i Generali a "risolvere" una volta per tutte la fastidiosa questione della Rivoluzione Karen, che ostacola da ormai troppi anni i lucrosi affari di decine di Paesi?

Da: www.comunitapopoli.org
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MessaggioTitolo: Re: Morire per vivere. [Birmania]   Morire per vivere. [Birmania] - Pagina 2 EmptyDom Mar 29, 2009 11:56 am

ARRIVANO I NOSTRI!
Gli U.S.A. a colloquio con la giunta birmana. la Thailandia si propone come mediatrice in un negoziato tra Karen e governo militare. Prima o poi doveva accadere. Lo avevamo previsto e quindi non ci sorprendiamo. Nel mondo governato dalla logica dei poderosi flussi economici e commerciali, in questo "grande gioco" da villaggio (e mercato) globale, era soltanto questione di tempo. Un paese come la Birmania, demonizzato a parole da buona parte dei governi democratici occidentali, descritto come una fucina di nefandezze e di soprusi ai danni di movimenti libertari e di monaci buddisti, riceve ora le lusinghiere proposte del Dipartimento di Stato americano, e l"utile collaborazione del governo tailandese, per risolvere il problema del suo futuro assetto politico. Stephen Blake, direttore della sezione Sud Est Asiatico del ministero per gli affari esteri statunitense, ha compiuto due giorni fa una visita ufficiale nella nuova capitale del Myanmar, incontrando il suo omologo birmano per una serie di colloqui. I giornali governativi birmani descrivono l"incontro "cordiale e fruttuoso, inteso al deciso miglioramento dei rapporti bilaterali tra Myanmar e Stati Uniti". Pare si sia parlato di una lista di questioni di interesse comune tra i due governi, in vista delle elezioni in Myanmar, previste per il 2010. E" dello stesso giorno la proposta avanzata dalla Thailandia alla leadership della KNU (Unione Nazionale Karen) per l"avvio di negoziati con la giunta militare di Rangoon per il raggiungimento di un cessate il fuoco dopo 60 anni di conflitto. Ricordiamo che negli ultimi sei anni la Thailandia ha strangolato la resistenza Karen esercitando lungo i suoi confini un capillare controllo sui flussi di viveri ed equipaggiamenti diretti ai reparti dell"Esercito di Liberazione, arrestando comandanti militari e rappresentanti politici, consentendo alle milizie filobirmane coinvolte nel traffico di stupefacenti di sconfinare ripetutamente per colpire alle spalle i reparti della guerriglia, e infine espellendo dal paese tutti gli iscritti alla KNU. Una manovra diretta chiaramente all"indebolimento della resistenza contro i Birmani, con i quali Bangkok ha stretto negli anni accordi commerciali di grande importanza. Ora, con i Karen oramai allo sbando, la proposta tailandese suona come un ultimatum: o accettate il dialogo (a condizioni facilmente immaginabili) oppure ve la vedete con l"esercito birmano, senza più poter contare su una base logistica arretrata da cui poter, sebbene faticosamente, rifornire i resistenti. Era previsto, dicevamo. Lo si capiva da come la guerriglia Karen non avesse mai, e ripetiamo mai, ricevuto alcun supporto da qualsivoglia governo, tanto meno da quello statunitense, nonostante quello che sostengono improvvisati "esperti" di Birmania di cui abbiamo letto ultimamente supponenti analisi. Abbiamo letto dei Karen descritti come il braccio dell"imperialismo USA, come un cuneo inserito nel costato della Cina, ultimo baluardo contro l"omologazione planetaria diretta da Washington. Chi ha voluto andare a vedere con i propri occhi quel che succedeva in quella parte del mondo (mettendosi uno zaino in spalla e introducendosi clandestinamente in Birmania) ha avuto modo di capire quanto lontane dalla realtà siano a volte certe teorie, perfette soltanto se rimangono nell"alveo di uno studiolo, o nelle noiose sale che accolgono interminabili convegni di geopolitica. Cina, Stati Uniti, India, Russia, Thailandia, Israele, Singapore, Giappone, Gran Bretagna, Australia, Germania: questi paesi sono oramai parte del gioco birmano. Con le loro connessioni, le pressioni commerciali e diplomatiche esercitate in diversi modi sulla giunta di gerontocrati al potere a Rangoon, con le consegne di armi, gli accordi di importexport , le aziende multinazionali, sempre astute e fameliche, a riempire di regali i generali e i loro famigliari. Con l"enorme affare della droga, sempre più business per governi in cerca di liquidità. Fuori dai giochi, paradossalmente dovremmo dire se non conoscessimo invece come funziona il mondialismo, quelli che noi consideriamo i legittimi difensori dell"intoccabile diritto all"autodeterminazione. Quei Karen che avevamo deciso di aiutare sulla base della condivisione dei motivi della lotta da essi condotta: difesa dell"identità, rifiuto di ogni droga, preservazione del territorio dei Padri, tutela dei figli, mantenimento delle tradizioni. Oggi i Karen vengono sacrificati sull"altare degli equilibri economici. Non contano nulla. Anzi, disturbano gli operatori del mercato. Rallentano il progresso e la realizzazione delle "grandi opere". La pace che viene loro proposta, ammesso che di pace vera si tratti, implicherà una serie di rinunce rispetto agli ideali da essi perseguiti. E già all"interno della resistenza si acuiscono le differenze che opponevano l"ala politica a quella militare. Vi sono comandanti dell"Esercito di Liberazione che non vogliono sentir parlare di accordi. Non per ottuso rifiuto di alternative alla lotta armata. Ma perché sanno che i negoziati vanno condotti da posizioni di forza, e non quando si ha un cappio stretto intorno al collo. La rabbia nei confronti dei tailandesi monta tra i reparti Karen. Alcune unità sarebbero desiderose di combattere su due fronti: contro i Birmani e allo stesso tempo contro i soldati di Bangkok. La leadership politica, abituata a vivere lontana dai campi di battaglia, comodamente ospitata (finora) nelle cittadine tailandesi, spesso sorda nei confronti delle richieste dei combattenti, pare abbia invece un forte desiderio di concludere in qualche modo sessanta anni di esperienza rivoluzionaria. Il nuovo ordine mondiale sta sistemando anche questa faccenda. Tutti contenti, tutti con la loro fetta di torta. Tutti, tranne chi ha lottato armi in pugno, inutilmente, per 60 anni, per degli ideali fuori moda. Anzi, fuori mercato.

Franco Nerozzi, www.comunitapopoli.org
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MessaggioTitolo: Re: Morire per vivere. [Birmania]   Morire per vivere. [Birmania] - Pagina 2 EmptySab Apr 11, 2009 2:02 pm

NERDAH MYA ESPRIME DOLORE PER IL TERREMOTO IN ITALIA. ATTACCO A BOE WAY HTA.
INGENTI TRUPPE CONTRO BOE WAY HTA. IL CERCHIO SI STRINGE ATTORNO AGLI ULTIMI RESISTENTI KAREN.

Il Colonnello Nerdah Mya ci ha chiamati stamattina per esprimere rammarico per la grave sciagura che ha colpito il nostro Paese con il terremoto. Per una coincidenza, mentre era al telefono con "Popoli" ,veniva informato dai suoi ufficiali che numerosi soldati birmani coadiuvati da truppe del DKBA (milizia collaborazionista) avevano iniziato un massiccio attacco contro gli avamposti della roccaforte di Boe Way Hta, sotto assedio ormai da molti mesi. Pare che truppe del DKBA abbiano anche sconfinato in territorio tailandese per una manovra a tenaglia già tentata in passato, e che aveva portato alla conquista della base di Kler Law Seh, e alla conseguente chiusura della Clinica Terracciano. Non è un caso che le truppe governative e i loro cani da guardia abbiano concentrato la loro forza contro Boe Way Hta. Infatti, di fronte alle numerose pressioni degli ultimi mesi, esercitate contro la resistenza Karen anche dalla Thailandia allo scopo di farle accettare un accordo con il regime di Rangoon (accordo che consentirebbe lo sviluppo di nuovi progetti commerciali tra tailandesi e birmani), proprio i reparti di Nerdah Mya avevano risposto dichiarando l'intenzione di continuare a resistere. Nerdah è tra i più attivi comandanti dell'Esercito di Liberazione Karen: riuscire a piegare le sue truppe significherebbe per i birmani (e anche per i tailandesi interessati al business nella regione) un grosso passo in avanti verso il controllo dell'intero stato Karen. Daremo presto ulteriori notizie.


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