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 PALESTINA LIBERA.

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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptyVen Gen 02, 2009 2:16 pm

Finita la guerra, il mondo si trovò di fronte all’immane potenza del negativo. La tragedia ebraica, la Shoah, era lì, con il suo spaventoso bilancio: oltre sei milioni di ebrei massacrati; tre milioni di ebrei polacchi, un milione e mezzo di ebrei russi, cinquecentomila ebrei rumeni, più di duecentomila ebrei cecoslovacchi, duecentomila ebrei tedeschi, ottantamila ebrei francesi, e infine circa duecentomila ebrei olandesi, austriaci, belgi, greci, italiani e jugoslavi.
I sopravvissuti alla catastrofe, come scrive Litvinoff, “non erano soltanto uomini, donne e bambini, fisicamente sradicati, con le loro case distrutte e i parenti uccisi. Erano gente privata della loro anima, di uno spirito che li aiutasse a ricostruire e rianimare il passato. Come le rocce che una frana trascina con sé, erano insieme gli elementi costitutivi e le vittime del disastro collettivo dell’Europa”.
Eppure un’aspirazione ebraica, uscita indenne dalla Shoah, c’era: il sionismo. I sionisti, infatti, “dissero agli ebrei d’Europa vaganti alla deriva, che essi erano non solo desiderati, ma indispensabili perché erano ebrei, non malgrado lo fossero”. Come ha detto Lev Talmon, è “proprio dall’olocausto che bisogna partire, da questa realtà incancellabile della nostra storia. Giacché ci permette di capire la nascita dello Stato israeliano […] e le origini remote della nevrosi ossessiva di cui soffre tuttora il nostro popolo. […] Dopo l’olocausto, niente poté essere come prima; nemmeno la questione ebraica e la base stessa – storica, umana – del sionismo”. Infatti, i superstiti dei lager, secondo le parole di Abba Eban, “non si fidavano più del mondo intero, dell’umanità e delle sue promesse”. Non bisognava più che il male radicale si ripetesse, “e perché “questo” non si ripetesse più, per gli ebrei era fondamentale uno Stato che fosse solo loro”. [1]
La sconvolgente e inqualificabile realtà degli avvenimenti legati alla Shoah ridisegnò dunque criteri e categorie. Pertanto, ciò che ora possiamo fare, qui, è seguire il corso degli intricati eventi che dal 1945 portarono alla nascita dello Stato di Israele (punto d’inizio delle vicende contemporanee), cercando di ordinarli secondo nessi e dati storici per evidenziare i punti decisivi e le ragioni, realizzate o negate o ancora aperte.
Nel 1945 si contavano in Palestina 1.240.850 arabi e 553.600 ebrei (inoltre vi erano 150.000 membri di altre comunità). Le cifre corrispondenti del 1938 erano 989.500 arabi e 401.000 ebrei.
Nel 1945, dal Rapporto Harrison americano, inviato al presidente Truman, si veniva a sapere che “tre mesi dopo la vittoria in Europa numerose persone di origine ebraica vivevano ancora sotto sorveglianza dietro il filo spinato nei campi costruiti dai tedeschi”. Quasi tutti, aggiungeva il Rapporto, volevano recarsi in Palestina, ed era “politicamente e moralmente inaccettabile impedirglielo”. Il Rapporto Harrison concludeva con la necessità di accordare, a codesti 100.000 martoriati, i certificati di immigrazione per la Palestina. Dal Rapporto Harrison nacque, nel novembre 1945, una Commissione d’inchiesta anglo-americana che raccomandava il rilascio dei certificati e suggeriva, in effetti, l’abrogazione delle restrizioni presenti nel Libro Bianco del 1939. La Lega araba si oppose fermamente a tali raccomandazioni, e informò gli Usa del rischio che correvano i suoi interessi nel Medioriente. Tra l’opposizione inglese esemplificata dal governo Attlee-Bevin, che confermava che non sarebbero stati accordati più di 1500 certificati al mese (non va però dimenticato, per comprendere la rigida posizione inglese, l’assassinio del ministro delle colonie Lord Moyen, [2] nel novembre del 1944 a Il Cairo, da parte del gruppo Stern, frangia estremistica staccatasi dall’Irgun nel 1940), tra la titubanza degli Usa a cui l’Inghilterra aveva chiesto di dividere gli oneri della proposta, tra la posizione intransigente del nazionalismo arabo e il calcolo degli interessi delle potenze (“to keep the Arabs sweet and the oil flowing”, tenere buoni gli arabi e lasciar scorrere il petrolio, era la massima a cui si improntava l’azione delle potenze), si riaffacciava la proposta di Ben Gurion che avrebbe voluto fondare subito lo Stato d’Israele e, soprattutto, ricominciavano le operazioni antibritanniche (del resto già sospese in attesa delle conclusioni della Commissione) dei 2000 uomini dell’Irgun e dei 200 del Lehi (Combattenti della libertà di Israele), alla cui testa si trovava Menahem Begin. Nel frattempo, continuava l’intenso sforzo del Mossad per coordinare l’immigrazione: nella primavera del 1945, venne aperto a Parigi un ufficio del Mossad per preparare la Brichà, la fuga dei sopravvissuti allo sterminio.
Del resto, la posizione inglese era chiara: il 22 marzo 1945 la Gran Bretagna patrocinò la costituzione della Lega araba (aderirono Egitto, Siria, Arabia saudita, Iraq, Libano, Yemen), al fine di corroborare la sua posizione nello scacchiere mediorientale, indebolita dalla presenza di Usa e Urss. La Lega araba era nata con l’intento di dare luogo a una prima unità del mondo arabo e di coordinare, come recitava l’art. 2 del patto, la condotta politica nonché la cooperazione tra gli stati firmatari. “Promossa da una potenza coloniale e dilaniata da particolarismi settari, la Lega araba non ebbe mai la forza di fungere da movimento di liberazione delle popolazioni locali dalla tutela straniera, ma assunse invece una coloritura prettamente antisionistica”. [3]
Il passo successivo verso una radicalizzazione dello scontro britannico-sionista avvenne il 26 giugno 1946, ricordato come il Sabato nero: forze britanniche invasero l’Agenzia ebraica di Gerusalemme, confiscarono documenti segreti, arrestarono 2500 persone e giustiziarono sette appartenenti all’Irgun. La risposta fu altrettanto decisa: il 22 luglio 1946, dopo un avvertimento, l’Irgun fece saltare un’ala dell’Hotel King David, sede del quartier generale britannico (90 i morti). Tale era il clima di violenza che la sera stessa soldati inglesi, percorrendo in auto le vie di Tel Aviv, spararono sui passanti, causando cinque morti e ventiquattro feriti.
L’insostenibilità della situazione fu oggetto di diverse proposte di soluzione da parte del governo inglese, sempre diviso tra un improbabile ruolo di conciliazione, i suoi effettivi interessi strategici e l’indisponibilità a rinunciare alla propria funzione. La prima proposta fu formulata al parlamento inglese da Morrison; la seconda fu la convocazione di un incontro arabo-sionista a Londra.
La proposta Morrison-Grady, del 31 luglio 1946, che prende il nome dai due funzionari inglese e americano che l’approntarono, era già un vecchio piano di spartizione, nel quale prevaleva l’orientamento politico inglese, e prevedeva la divisione della Palestina in quattro zone: una provincia araba, una provincia ebraica, il distretto di Gerusalemme (la cui amministrazione sarebbe stata internazionalizzata) e infine il distretto del Negev, amministrato da un governo centrale sotto influenza inglese. L’insieme avrebbe costituito un solo Stato e ciascuna zona avrebbe goduto di una larga autonomia. Tale piano risultava favorevole agli interessi della Gran Bretagna che, controllando il Negev per il suo ruolo strategico verso Suez, avrebbe fatto pesare internazionalmente la sua posizione, rafforzata tra l’altro dal trattato del 1946 con Abdullah di Transgiordania, già suo ex territorio mandatario.
Tramontata anche questa soluzione, i britannici cercarono di riunire a Londra i rappresentanti degli Stati arabi e dell’Agenzia ebraica. Questa conferenza si inaugurò nel settembre 1946 e riprese le sue sedute fino al febbraio 1947, ma i rappresentanti ebraici e gli arabi palestinesi rifiutarono di assistervi ufficialmente.
Non essendo prevista alcuna soluzione, il governo inglese decise di internazionalizzare il caso, sottoponendo la questione palestinese all’Assemblea generale delle Nazioni unite. Era il 20 aprile 1947.
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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptyVen Gen 02, 2009 2:17 pm

Questa data rappresenta il punto nodale di tutti gli avvenimenti. Da questo giorno in poi, infatti, si innescò una serie di imprevedibili conseguenze (come il momentaneo accordo di americani e sovietici), che avrebbero permesso la nascita di Israele e il contestuale rifiuto arabo delle decisioni Onu, riguardanti la divisione della Palestina e la costituzione di uno Stato arabo.
L’Assemblea generale delle Nazioni unite decise, in aprile, di costituire una “Commissione di inchiesta” Unscop (United Nations Special Committee for Palestine) che propose la spartizione, accolta poi dall’Onu il 29 novembre 1947.
La commissione, composta di rappresentanti di undici nazioni, [4] indagò sulla situazione della Palestina, che trovò assai prossima all’anarchia. Per di più, la commissione assistette al drammatico episodio della nave Exodus 1947: 4500 ex deportati, tra cui 950 bambini, provenienti dalla Francia, furono costretti dalla marina inglese, dopo una lunga battaglia e scandalose peripezie durate quasi due mesi, a far ritorno ad Amburgo, dove furono nuovamente rinchiusi nei campi DP della zona di occupazione britannica.
Il 1 settembre 1947, l’Unscop rese pubblico il rapporto conclusivo. Proponeva, a maggioranza di sette membri su undici, [5] la fine del Mandato britannico in Palestina e presentava un piano di spartizione del paese in due stati indipendenti e sovrani, uno arabo e uno ebraico, seppur integrati in una unione economica, con Gerusalemme posta sotto un’amministrazione internazionale da parte dell’Onu, affinché ne salvaguardasse il carattere di città sacra alle tre religioni.
Immediata fu la reazione araba: il Comitato arabo (che era espressione dei principali movimenti politici palestinesi: Partito arabo-palestinese, Partito della difesa nazionale, Congresso della gioventù, Partito della riforma, Blocco nazionale) posto sotto la sorveglianza del muftì, e i governi dei paesi arabi respinsero incondizionatamente la proposta delle Nazioni unite, esprimendo la loro avversione alla fondazione di uno Stato ebraico in Palestina, contro il quale si sentivano autorizzati a usare la violenza.
“La Gran Bretagna, a sua volta, assunse un atteggiamento di non collaborazione, informando le Nazioni unite che non avrebbe intrapreso “nessuna azione suscettibile di impegnarla ad applicare la spartizione e a organizzare il nuovo regime”. Inoltre, dichiarò che sino alla data dell’evacuazione, il 14 maggio 1948, avrebbe seguitato a conservare da sola il controllo, l’undivided control, della situazione palestinese, respingendo perciò tutti quei progetti che prevedevano il progressivo ritiro delle forze inglesi, parallelamente all’installazione progressiva di una amministrazione provvisoria nominata dalle Nazioni unite”. [6]
Gli Usa, pur tra varie oscillazioni, si mostrarono favorevoli al piano dell’Unscop, nonostante le reiterate minacce arabe nei confronti delle forniture di petrolio. Nella decisione finale americana prevalse l’idea della costituzione di uno Stato ebraico come baluardo del mondo occidentale nel Medioriente.
Anche per l’Urss “s’imposero interessi strategici, nascosti però sotto una parvenza etico-umanitaria, che strideva con la politica staliniana fortemente repressiva e antisionista sul piano interno. […] Il rappresentante sovietico alle Nazioni unite, Andrej Gromiko, sostenne che non si poteva negare al popolo ebraico il diritto ad avere uno Stato, dopo che negli anni della Seconda guerra mondiale non era stato difeso né tutelato da nessuno degli Stati occidentali. Approvò quindi il piano dell’Unscop tra la sorpresa generale. In realtà questo passo costituiva un tentativo di acquistare un ruolo primario nel Medioriente e per favorire un allontanamento delle forze inglesi dalla regione”. [7]
I sionisti si mostrarono favorevoli a un progetto che siglava la fine del mandato britannico e legittimava la nascita di uno Stato ebraico, anche se emergeva, da un’analisi realistica, l’esiguità del territorio concesso alla comunità ebraica.
Alla seconda sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni unite, sotto la cupola dell’ex pattinaggio di Flushing Meadow, temporaneamente trasformato in sede delle Nazioni unite, in un’atmosfera di straordinaria tensione, il 29 novembre 1947, il piano di spartizione fu accettato con 33 voti favorevoli (fra cui quelli di Urss, Usa, Francia, Dominions), contro 13 (i 7 Stati arabi, l’Afghanistan, la Turchia, il Pakistan, l’India, Cuba, la Grecia) e 10 astensioni (tra cui la Gran Bretagna).
La risoluzione 181 dell’Onu affermava: “Il Mandato sulla Palestina cessa al più presto possibile, ma in ogni caso non più tardi del 1 agosto 1948. […] Due mesi dopo il ritiro della potenza mandataria, saranno creati in Palestina due Stati indipendenti, uno arabo e l’altro ebraico, con un regime internazionale speciale per la città di Gerusalemme”.
Nel testo venivano precisati i confini tra i due Stati e le norme transitorie: una commissione di cinque membri (Bolivia, Cecoslovacchia, Danimarca, Panama, Filippine che elessero a loro presidente il cecoslovacco Karel Lisicky) fu incaricata di assicurare l’esecuzione del piano, in accordo con i consigli rappresentativi delle due popolazioni. Ai governi sarebbero stati affidati la tutela delle minoranze, la protezione dei Luoghi santi, nonché l’istituzione di un’unione economica e doganale, che avrebbe dovuto favorire una convivenza pacifica tra i due popoli.
In questo nuovo contesto la Gran Bretagna annunciò che avrebbe messo fine al suo mandato nell’agosto 1948, ma nel periodo transitorio continuò a boicottare la risoluzione 181 dell’Onu, non consentendo alla commissione internazionale di esercitare il controllo sulla Palestina secondo le norme stabilite. Tanto è vero che, quando l’Inghilterra abbandonerà in anticipo la Palestina (1° maggio 1948), quella terra era nel pieno caos, come poté rendersi conto la stessa commissione internazionale già nei suoi rapporti del 2 e 16 febbraio al Consiglio di sicurezza: “In Palestina, infatti, l’annunzio dell’imminente spartizione aveva moltiplicato gli episodi di violenza e di terrore e messo sul piede di guerra reciproca i due gruppi nazionali”. Così, mentre i vari organismi ebraici (Organizzazione sionistica, Agenzia ebraica, Consiglio nazionale ebraico) si erano messi in movimento, entro le coordinate stabilite dall’Onu, cercando di assumere il controllo dei vari dipartimenti amministrativi per ricucire la struttura dello Stato, gli arabi, già dall’8 dicembre 1947 a Il Cairo con la Lega araba, dichiararono una “guerra santa” (come la definì il gran muftì) contro il futuro Stato ebraico.
Dal gennaio al 14 maggio 1948, data della proclamazione dello Stato di Israele, avvennero una serie di attentati arabi e fenomeni di guerriglia che si tradussero rapidamente in scontri “tatticamente articolati”. [8] Dall’altra parte, la reazione dell’Irgun e della Stern nel villaggio arabo di Deir Yassin, nei sobborghi di Gerusalemme, del 9 aprile 1948 fu violentissima: 254 i civili uccisi. La strage venne immediatamente condannata dall’Agenzia ebraica, il Gran rabbino di Gerusalemme maledisse gli autori e Ben Gurion espresse la sua profonda riprovazione all’emiro Abdullah di Transgiordania. Alla fine di marzo, il leader laburista e sionista David Ben Gurion notificò ufficialmente alla Commissione delle Nazioni unite per la Palestina che la popolazione ebraica era in procinto di insediare un governo provvisorio.
Dopo l’attentato arabo all’Hadassah Hospital, sul monte Scopus, del 13 aprile 1948 dove morirono 78 ebrei, e quello a Kfar Etzion del 12 maggio 1948 con 100 ebrei morti, il 14 maggio 1948 fu proclamata la nascita dello Stato di Israele, immediatamente riconosciuto dagli Usa e dall’Urss, seguiti dall’Italia e da altre nazioni, ma non dal Vaticano.

Lo stesso 15 maggio, otto ore dopo la Dichiarazione di indipendenza, gli eserciti arabi invadevano il territorio legale di Israele: i libanesi dal nord, dal nord-ovest i siriani, dal centro le truppe della Transgiordania e dell’Iraq, gli egiziani dal sud…
Era l’inizio della Prima guerra arabo israeliana.

Fine.


[1] P. Maltese, op. cit.

[2] Lord Moyen rifiutò nel 1941 una richiesta, a nome di Chaim Weizmann, di certificati di immigrazione necessari ad accogliere in Palestina gli ebrei perseguitati della Romania.

[3] F. Tagliacozzo, B. Migliau, op. cit., p. 415.

[4] Australia, Canada, Cecoslovacchia, Guatemala, Iugoslavia, India, Iran, Paesi bassi, Perù, Svezia, Uruguay.

[5] Tre su undici membri proposero uno stato federale, mentre l’Australia si astenne.

[6] P. Maltese, op. cit., p. 141.

[7] F. Tagliacozzo, B. Migliau, op. cit., p. 419.

[8] Tra gli atti del terrorismo arabo vanno ricordati l’eccidio di 39 ebrei alle raffinerie di Haifa il 31 dicembre 1947; l’esplosione di un autocarro carico di dinamite a Gerusalemme nel quale trovarono la morte 50 ebrei il 22 febbraio 1948; l’attentato alla Jewish Agency a Gerusalemme, l’11 marzo 1948, che provocò 13 morti.
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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptyVen Gen 02, 2009 2:18 pm

Lestaat ha scritto:
La potenza militare israeliana non lo è da oggi, ma da sempre
Gli ebrei hanno vinto la loro guerra d’indipendenza con scarso aiuto da Occidente. Anzi, essi hanno vinto ad onta degli sforzi di sminuire la loro forza militare.

Sebbene gli Stati Uniti avessero sostenuto vigorosamente la risoluzione di spartizione, il Dipartimento di Stato non volle dare agli ebrei i mezzi per difendersi. “Altrimenti”, disse il Sottosegretario di Stato Robert Lovett, “gli arabi potrebbero usare armi di origine americana contro gli ebrei, o gli ebrei potrebbero usarle contro gli arabi”. Pertanto, il 5 Dicembre 1947, gli Usa imposero alla regione l’embargo sulle armi.

Molti nel Dipartimento di Stato videro nell’embargo un altro mezzo per ostacolare la spartizione. Il Presidente Truman comunque lo appoggiò sperando che esso fosse un mezzo per evitare spargimenti di sangue. Questa era una grave ingenuità, dato il no britannico alla richiesta di Lovett di sospendere l’invio di armi agli arabi ed i successivi accordi per fornire armi supplementari all’Iraq ed alla Transgiordania.

Gli arabi non ebbero difficoltà ad ottenere tutte le armi di cui avevano bisogno. Infatti la Legione araba della Giordania era armata ed addestrata dai britannici, e comandata da un ufficiale britannico. Alla fine del 1948 ed all’inizio del 1949, aerei britannici della RAF volarono insieme con degli squadroni egiziani lungo il confine israelo-egiziano. Il 7 Gennaio 1949 degli aerei israeliani abbatterono quattro degli aerei britannici.

Invece gli ebrei dovettero ricorrere al contrabbando delle armi, specialmente dalla Cecoslovacchia. Quando Israele dichiarò la sua indipendenza nel maggio 1948, l’esercito non aveva un solo cannone o carro armato. La sua aviazione era composta di nove aerei obsoleti. Sebbene l'Haganah avesse 60.000 combattenti addestrati, solo 18.900 furono mobilitati, armati e preparati al combattimento. Alla vigilia della guerra, il capo delle operazioni Yigael Yadin disse a David Ben Gurion: “Il meglio che ti posso dire è che le nostre possibilità sono solo al 50%”.


Ultima modifica di Gli uomini primitivi il Ven Gen 02, 2009 3:22 pm - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptyVen Gen 02, 2009 2:20 pm

Non pretendo di farti cambiare idea, lungi da me. Ma questi sono i fatti. Le idee che uno porta avanti si devono basare sui fatti, non sulle chiacchiere. Se vuoi parliamo anche delle altre guerre (che conoscerai spero) e ti dimostro come Israele non ha mai avuto – a differenza di quanto sostieni – il ruolo di aggressore.

Spero che il mio intervento sia stato utile per qualcuno.

Very Happy
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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptyVen Gen 02, 2009 9:26 pm

LOL
Ho appena iniziato a leggere e già mi vien da ridere.
E' incredibile come addirittura sottolinei con le cifre i morti ebrei per "terrorismo" arabo.
E' ridicolo.
C'è quel "(tra il 1936 e il 1939 morirono 517 ebrei per mano del terrorismo arabo)" che è il massimo esempio di malafede (non obbligatoriamente tua, ma magari dell'autore del libro che citi)
Tra il '36 e il '39 durante la Grande rivolta araba, carissimo, morirono 517 ebrei, per mano della RESISTENZA araba e più di CINQUEMILA ARABI (questo evocativo rapporto 10 a 1) per mano di terroristi ebrei ed esercito inglese.
E per tua informazione, sono circa 2000 gli arabi morti, dal '36 al '39 SOLO per attentati terroristici ebraici (non durante la repressione della rivolta quindi).
L'irgun, da solo, tra il '36 e il '39, e soltanto con atti terroristici (quindi non durante gli interventi a fianco dell'esercito inglese cui partecipava insieme a tutti gli altri gruppi paramilitari ebraici) ne ha ammazzati più di 250.
Tralasciando poi il semplice fatto che da una parte c'era un popolo che viveva beatamente li, e dall'altra, un imprecisato gruppo di immigrati che con l'appoggio dei paesi coloniali aveva deciso che quella era casa loro.
Anche fossero stati 50'000 i morti ebrei, non cambia di certo la questione centrale sulla quale stiamo disquisendo:
la comprensione della questione palestinese è semplice ed evidente: gli arabi hanno ragione e israele ha torto, è solo la sua soluzione ad essere complicata, complicata dal fatto che ormai una fetta enorme della popolazione ebraica in Israele è nata li e si è costruita la propria vita li considerandola casa sua e, di conseguenza oggi dobbiamo considerarli palestinesi al pari degli arabi, se così non fosse era semplice anche la soluzione, tutti a casa propria e pace era fatta.
Te lo ripeto, prima di finire di leggere i tuoi post e poi dire la mia per intero, la storia va letta per intero, non a membro di segugio.


PS
Mi è cascato pure l'occhio sull'ultima frase:
"Gli ebrei hanno vinto la loro guerra d’indipendenza con scarso aiuto da Occidente."

1°- hanno vinto la loro guerra di CONQUISTA, non di indipendenza.
2°- gli ebrei ERANO EUROPEI e grazie agli accordi con il Reich e il Fascio prima, dell'Inghilterra e della Francia dopo e degli USA infine

Giusto per dire quel che mi è saltato all'occhio.
Ma tranquillo che appena ho un attimo metto insieme un post intero.
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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptySab Gen 03, 2009 2:23 pm

io cmq difendo israele e sposo tutto quello che ha riportato GLI UOMINI PRIMITIVI.
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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptySab Gen 03, 2009 7:50 pm

Il cielo di Gaza

“Figlio della perdizione colui che si innalza su tutto ciò che è chiamato Dio o che è oggetto di culto, fino a sedersi egli stesso nel tempio di Dio, dichiarando se stesso Dio.”

Per il settimo giorno consecutivo l’aviazione di Tsahal ha compiuto raids mortali nella Striscia di Gaza: nel momento in cui scriviamo si contano 437 morti e oltre duemila feriti.
L’operazione militare è iniziata nel giorno ‘sacro’ di Sahabbat Hanukkàh, festività che, introdotta dal rabbinato per onorare l’identità ebraica e estirpare i nemici di Israele, ha oggi come obiettivo a breve termine quello di decapitare i vertici di Hamas e traumatizzare la popolazione civile palestinese. Hamas aveva infatti conquistato il consenso della totalità della popolazione di Gaza in elezioni regolarmente tenutesi nel 2006 e perse da Abu Mazen, considerato fin troppo compromesso col regime sionista, di cui ha persino appoggiato la presente aggressione nei confronti di Gaza.
Il governo israeliano, “frontiera della democrazia occidentale in medio oriente”, aveva come tutta risposta cinto d’assedio la Striscia bloccandone i varchi con l’esterno che le garantivano gli essenziali approvvigionamenti, condannandola a divenire un lager a cielo aperto in cui si trascina una popolazione stremata e affamata.
Ignorando le convenzioni internazionali che proibiscono le punizioni collettive, Gaza veniva trasformata in un vero e proprio lager: oggi su questo lager a cielo aperto si scarica una potenza di fuoco superiore a quella che nel ‘67 Israele riversò sugli eserciti di Egitto e Siria, in una zona della terra però con la più alta densità di popolazione del mondo.
I giornalisti occidentali, che non possono entrare in Gaza, tacciono dell’uranio impoverito sui missili sparati dagli F16 israeliani, mentre enfatizzano oltre ogni misura il lancio di razzi katiuscia a kassam da parte palestinese, il cui impatto è pressoché irrilevante. L’uranio impoverito, invece, la cui polvere è più sottile del fumo di sigaretta, una volta inalato si deposita all’interno dell’organismo umano, continuando a irradiare per decenni – e dunque a procurare tumori e mostruose deformazioni ai feti, come stà già avvenendo in Iraq.
Mentre è stata negata ogni tregua “umanitaria” e proseguono incessanti i bombardamenti, viene infine paventato l’ intervento via terra da parte di Tsahal, fortemente auspicato dalla quasi totalità della popolazione di Israele, determinata a sbarazzarsi a qualsiasi costo di Hamas.
A giustificazione dell’aggressione a Gaza, spesso i media occidentali riportano notizie confuse o palesemente false, come per esempio quella secondo cui Hamas avrebbe interrotto il cessate il fuoco con Israele e ripreso unilateralmente il lancio dei razzi sulle cittadine israeliane di confine. Ciò è falso perché Hamas non ha rotto il cessate il fuoco - voleva anzi rinegoziarlo- che di fatto semplicemente è scaduto senza che il governo israeliano abbia mantenuto i suoi patti di liberare Gaza dalla morsa in cui l’esercito la stringe, condannandola all’ embargo e alla fame, da 13 mesi.
Hamas, democraticamente eletta dal popolo, non riesce a opporre, al momento, sufficiente resistenza all’invasione sionista, non dispone di artiglieria contraerea e non riesce ad infliggere al nemico perdite consistenti: se l’esercito dovesse attaccare, troverà certamente la fiera resistenza di un popolo forte e dignitoso la cui capacità militare non può però essere lontanamente paragonabile a quella espressa, ad esempio, da Hezbollah in Libano.
L’attacco a Gaza non può pertanto essere giustificato col ricorso al famigerato lancio di kassam da parte palestinese: anche perché la carta delle Nazioni Unite riconosce ad un popolo sotto occupazione il diritto di usare tutti i mezzi, comprese le armi, per liberarsi dall’occupante - un tale principio qui da noi fu difeso, da ultimo, da Bettino Craxi, unico rappresentante del popolo italiano dopo la seconda guerra mondiale ad avere mai disegnato, in politica estera, linee strategiche autonome, fondate sul concetto politico di sovranità nazionale.
Come rivela Haaretz, Il piano di attacco a Gaza era stato progettato sei mesi prima dai vertici militari ebraici, mentre l’atmosfera tra le parti era distesa e Hamas proponeva il cessate il fuoco.
Al quadro desolante vi è da aggiungere, oltre alla complicità dell’Occidente, l’indifferenza mostrata dai governi dei paesi arabi nei confronti dei destini del popolo palestinese, davvero abbandonato da tutti di fronte alla ferocia di uno dei più potenti eserciti del mondo.
Giordania, Arabia Saudita ed Egitto sono regimi che non tollerano Hamas in quanto quest’ultima è vicina ad Hezbollah e alla Siria e, indirettamente, all’ Iran.
Mubarak, presidente egiziano, non intende fare giungere alla popolazione civile di Gaza i rifornimenti di viveri da cui questa dipende, mentre pure i medicinali scarseggiano: per fare giungere aiuti umanitari egli vorrebbe che a Gaza non vi fosse Hamas ma il filo sionista e malleabile Abu Mazen. Del resto la sua posizione è quella condivisa da Usa, Israele, Europa e regimi arabi “moderati”.
L’obiettivo a medio-lungo termine è allora quello di sottrarre l’intera regione all’influenza dell’Islam sciita e rivoluzionario di Hezbollah in Libano, e dunque di Tehran, il cui governo è considerato il principale finanziatore e il dispensatore di risorse ideologiche di Hezbollah e di Hamas.
In tal senso non è da escludersi un epilogo ben più drammatico e davvero preoccupante del conflitto in corso, con un rapido estendersi dell’incendio bellico a paesi confinanti o ritenuti nemici: approfittando del vuoto di potere negli Stati Uniti, e forte del consenso interno, Israele potrebbe tentare finalmente l’attacco all’Iran o trascinare Hezbollah e il Libano in una nuova, disastrosa guerra.
Dopo la pesante sconfitta inferta due anni fa all’esercito israeliano, le milizie sciite avevano fortemente compromesso l’immagine di invincibilità di Tsahal nel mondo intero.
Oggi quattro rabbini hanno emanato un responso talmudico – equivalente della fatwa per il mondo islamico- per condonare l’eccidio di civili: “Quando una popolazione abitante vicino a città ebraiche manda bombe con l’intento di uccidere vite ebraiche, è permesso, dalla legge ebraica, lanciare bombe di reazione anche contro i siti abitati dai civili.”

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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptyDom Gen 04, 2009 3:36 am

Signor Roarke ha scritto:
io cmq difendo israele e sposo tutto quello che ha riportato GLI UOMINI PRIMITIVI.
No beh, io non difendo Israele né giustifico quanto sta succedendo nella striscia di Gaza, e questo dev'esser chiaro. Però, allo stesso tempo, non condivido il modo in cui certe persone portano avanti il loro pensiero. Ci sono colpe e responsabilità da entrambe le parti, ma si tende a guardare sempre e solo quelle che ci fanno comodo e questa cosa proprio non mi va giù.
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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptyDom Gen 04, 2009 2:50 pm

Gli uomini primitivi ha scritto:
Ci sono colpe e responsabilità da entrambe le parti, ma si tende a guardare sempre e solo quelle che ci fanno comodo e questa cosa proprio non mi va giù.

Siccome non stai parlando con un ragazzino di 15 anni però, dovresti prendere in considerazione la possibilità che il tuo interlocutore non sia così ingenuo e cercare, magari, di documentarti in tal senso, scopriresti che sei tu che stai guardando solo da una parte.
Ci sono due modi di leggere la storia, leggersi un bel libro di storia e prendere per vero quello che c'è scritto, oppure leggerne tanti e cercare di estrapolare i nudi fatti dai punti comuni che si trovano nei vari testi.

Tu che parli di fatti, infatti, hai citato un testo a dir poco misero sotto quel punto di vista, visto che si limita a fare una cronaca del tutto opinabile di eventi "storici" visti da un punto di vista.
Andando a guardare i FATTI si scoprono altre cose.
Fino alla fine dell'800 la palestina era abitata in maggioranza da musulmani, ma la presenza di comunità cristiane ed ebraiche era massiccia.
Fino a quel momento, con la triste parentesi delle crociate, non vi è traccia di problemi di convivenza tra musulmani ed ebrei.
Alla fine del 1800 comincia a farsi strada il movimento sionista, che aspira alla creazione di uno stato che riunisca tutti gli Ebrei dispersi nel mondo.Dopo l’esclusione di altri stati in cui realizzare tale progetto, la scelta cade sulla Palestina e la prima colonia sionista, Petach Tiqva, viene stabilita nel 1878. Teodoro Hertzl, fondatore del sionismo, ritiene che le reminiscenze bibliche possano fungere la catalizzatore verso l'immigrazione degli ebrei in Palestina. Ovviamente è una decisione unilaterale, a nessun palestinese, ne arabo, ne ebreo, viene chiesto il permesso.
Dal 1882 al 1903 circa 25.000 sionisti emigrano in Palestina per sfuggire alle persecuzioni in Russia e Polonia, aiutati dalla Banca Ebraica di Rothschild. Una seconda ondata migratoria ha luogo nel 1914 e la Palestina vede raddoppiare il numero degli Ebrei sul suo territorio. Non esiste traccia di rivolte ne arabe ne ebraiche fino a qui. Nello stesso anno, Russia, Gran Bretagna e Francia, desiderose di spartirsi l’impero Ottomano, dichiarano guerra alla Turchia, aiutate dal nazionalismo arabo che aspira a conquistare l’indipendenza dalle ceneri dell’impero. E in questi due anni (1914-1916) che succede quello che oggi sembra quasi un assurdità, le comunità arabe ed ebraiche sono fianco a fianco per l'indipendenza dall'impero ottomano. Nel 1917 però, la Gran Bretagna promulga la famosa dichiarazione di Balfour, con cui si impegna a favorire “la nascita di un focolare ebreo in Palestina”, nonostante il fatto che gli Ebrei rappresentino meno dell’ 8% della popolazione della Palestina. La I° guerra mondiale termina con la capitolazione ottomana e, tradendo i patrioti arabi che le avevano aiutate, le grandi potenze si spartiscono un territorio immenso: Palestina, Giordania, Egitto e Iraq passano sotto il controllo britannico. Il mandato inglese sulla Palestina viene ufficialmente approvato dalla Lega delle Nazioni nel 1922, nonostante il parere negativo espresso dalla commissione d’inchiesta americana King-Crane, inviata in Medio Oriente due anni prima per accertare quali fossero i desideri della popolazione autoctona. Durante questo periodo l’emigrazione ebraica, aiutata dalla potenza mandataria, aumenta drammaticamente portando la percentuale di ebrei residenti in Palestina al 20%. La percentuale di terra posseduta dagli ebrei passa dall’ 1,7% del 1920 al 6% nel 1947. I palestinesi sono stretti tra due fuochi: da un lato le potenze mandatarie e dall’altro un’immigrazione massiccia di ebrei che mina gli equilibri del paese; grandi scioperi e rivolte arabe contro gli inglesi infiammano la Palestina finchè gli inglesi decidono finalmente di mettere un freno all’arrivo di ebrei, dopo aver perpetrato una violenta repressione sociale. A questo punto entra in azione l’attività terroristica dei gruppi paramilitari ebraici (banda Stern, Hagana,Tsel, Irgun, Palmach) rivolta in una triplice direzione:

1) contro gli inglesi (attentato al King David Hotel),

2) contro l’ONU (assassinio dell’inviato delle Nazioni Unite, lo svedese conte Folke Bernadotte, ucciso da elementi della banda Stern a Gerusalemme),

3) contro i palestinesi (innumerevoli e cruenti massacri contro la popolazione civile per spingerla ad abbondanare case e terre, che vengono subito confiscate ed occupate da immigrati ebrei).


Alla fine del 1947 la catastrofe è compiuta. La Gran Bretagna, dopo aver mantenuto tutti i patti stretti con i ricchi ed influenti circoli ebraici europei, rinuncia al mandato ed i sionisti dichiarano la nascita dello stato d’Israele sulla base di una divisione della Palestina che i palestinesi avevano rifiutato, appellandosi al diritto di autodeterminazione dei popoli.
La costituzione dello stato d’Israele rappresenta un duro colpo per i Palestinesi, che vengono privati brutalmente della loro terra e della loro stessa identità: è la nakba, la catastrofe, ed i cittadini della Palestina, sottoposti a massacri e pulizia etnica da parte dei nuovi arrivati, iniziano la loro diaspora, riversandosi nei campi profughi appositamente allestiti dall’ ONU, da quell’organismo “supra partes” che avrebbe dovuto garantire i loro irrinunciabili diritti.
La guerra che i paesi arabi dichiarano ad Israele è una guerra di facciata, fatta per tenere buone le masse che sentono vivamente il problema palestinese; oggi sappiamo i retroscena di quella “ guerra”: gli accordi segreti tra i capi arabi e Golda Meir vestita da beduina per la spartizione della Palestina, hanno reso chiaro il tradimento consumato alle spalle dei palestinesi. La guerra i si conclude con l'ampliamento del territorio dall'ONU "concesso" ad Israele e con la spartizione della città di Gerusalemme.
Nel 1964 nasce in Giordania l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP):

i palestinesi si organizzano come possono per prendere in mano la situazione personalmente. La guerra dei sei giorni, una vera e propria aggressione compiuta dall'aviazione e dall'esercito israeliano e che mira alla conquista del resto della Palestina storica, si conclude con l’occupazione da parte di Israele della Cisgiordania, del Golan siriano e del Sinai. L’ONU impone ad Israele lo sgombero dai territori occupati, ma la missione incaricata di far rispettare la risoluzione fallisce. L’OLP, intanto, intensifica le sue azioni di guerriglia contro Israele e quest’ultima risponde con cruente rappresaglie contro i campi profughi in Libano. Nel 1973 la guerra del Kippur mette in discussione la pretesa invincibilità di Israele: gli USA e alcune potenze occidentali sono costrette a fare forti pressioni sui paesi arabi per evitare la sconfitta di Israele. Nonostante le continue richieste dell’ONU di restituire ai Palestinesi i territori occupati nel ’67 , Israele al contrario insedia nuove colonie negli stessi. Nel 1977 Begin, leader del Likud, decide l’attacco contro il Libano, che isola Israele sul piano internazionale; ancora una volta la diplomazia internazionale si muove a favore di Israele, facendo pressioni sull’Egitto affinchè concluda con Israele una “pace separata”, avulsa da una prospettiva di risoluzione globale del problema palestinese. Nel 1981 il I° Ministro israeliano decide di acutizzare la crisi mediorientale con un raid su Beirut e con l’annessione del Golan, provocando le proteste dell’ONU, che considera illegale la conquista di territori con la guerra. Una nuova offensiva verso il Libano (giugno 1982) fa nascere nell’opinione pubblica internazionale un vasto movimento di simpatia verso la causa palestinese, soprattutto dopo gli eccidi perpetrati nei campi profughi del Libano, dove si trova la gran parte dei guerriglieri palestinesi. Sotto la pressione internazionale, Israele si ritira nel 1985 dal Libano, tenendo occupata la fascia sud fino al marzo del 2000, anno in cui, fiaccato dalla resistenza eroica all’occupazione opposta dai guerriglieri Hezbollah, rientra entro i propri confini. Il raid contro il quartier generale dell’OLP a Tunisi nel 1985 suscita la condanna dell’ONU, cosi' come gli assassinii ad opera del Mossad (servizi segreti israeliani) di diversi leaders palestinesi in esilio. Nel 1987 cresce la tensione nei territori occupati e l’INTIFADA, rivolta non armata, spontanea, portata avanti da giovani e giovanissimi che lanciano pietre contro l’esercito israeliano armato fino ai denti, prende in contropiede non soltanto Israele, ma anche la leadership dell’OLP. L'intifada muta la percezione internazionale di Israele, che viene visto attraverso il suo volto di paese colonialista e repressivo, e quella dei palestinesi: armati di pietre contro i carriarmati d'occupazione, abbattuti a centinaia, ottengono la simpatia internazionale verso la loro causa. Bisogna correre ai ripari: ci pensa lo sponsor imperiale di Israele, gli USA, che organizzano una Conferenza di pace tra lo stato ebraico ed i palestinesi.

E'un bluff. Cominciano i colloqui di pace tra Israele ed OLP che vanno avanti per circa dieci anni senza che nessun passo avanti venga fatto verso una risoluzione giusta del problema palestinese: dopo anni di colloqui, l’esercito israeliano occupa ancora i territori palestinesi, imponendo la sua dura legge marziale. Le colonie ebraiche nei territori occupati continuano ad aumentare, ed i coloni armati calpestano ogni giorno le risoluzioni dell’ONU e i diritti dei palestinesi, costruendo nuovi insediamenti ed imponendo la legge del più forte. La rabbia palestinese torna ad esplodere dopo la provocazione del leader della destra israeliana Sharon, l'assassino di Sabra e Shatila, che, con la sua passeggiata nella parte araba di Gerusalemme, vuole sottolineare la sovranità israeliana sull’intero territorio palestinese: ancora una volta ragazzi disarmati sfidano, a colpi di pietra, i carrarmati e le mitragliatrici israeliane. Centinaia di palestinesi disarmati vengono abbattuti nei primi due mesi di rivolta. Tenga presente il lettore che la Convenzione di Ginevra, tutte le convenzioni internazionali e la Carta dei diritti dell’Uomo sanciscono il diritto inalienabile alla resistenza all’occupazione da parte dei popoli oppressi CON TUTTI I MEZZI DISPONIBILI.

Se poi vogliamo parlare anche delle altre guerre di AGGRESSIONE possiamo anche farlo ma non credo sia possibile uno scambio di opinioni su questo argomento con uno che dice:
"ti dimostro come Israele non ha mai avuto il ruolo di aggressore."

Mai eh, ma proprio MAI.
"Il 25 luglio 1956, Gamāl ʿAbd al-Nāṣer nazionalizzò la Compagnia del Canale di Suez (di proprietà anglo-francese) scatenando così l’intervento di Francia e Gran Bretagna - che vedevano messi in pericolo i loro interessi economici e strategici - e dello stesso Israele che si disse minacciato dalla nuova alleanza militare inter-araba, prefigurata dal Presidente egiziano, con la Siria e la Giordania. Israele reagì al proposito del presidente egiziano Gamāl ʿAbd al-Nāṣer d'impedire a Israele la navigazione attraverso il Canale.
Francia e Gran Bretagna furono in fretta costrette a rinunciare al conflitto per la minaccia di un intervento sovietico e statunitense ma, anche in tale occasione, la migliore organizzazione militare israeliana ebbe la meglio sui suoi avversari: gli Arabi furono costretti alla ritirata dalla brillante condotta delle operazioni da parte del generale israeliano Moshe Dayan che riuscì a conquistare il Sinai (solo successivamente restituito all’Egitto per l’intermediazione dell’ONU) da Rafah a al-Arīsh.
A partire dal 1962 una lunga serie di scaramucce di confine tra Egitto e Israele preparò il terreno per una nuova guerra. Il 21 maggio 1967 su richiesta egiziana la forza di interposizione ONU venne ritirata da Gaza e da Sharm al-Shaykh. Il 23 maggio 1967 l'Egitto chiuse la navigazione israeliana attraverso gli Stretti di Tiran, questa azione fu considerata come casus belli da Tel Aviv
Il 5 giugno 1967 infatti un attacco preventivo delle forze aeree israeliane avviò la III Guerra arabo-israeliana, o "Guerra dei sei giorni", con la distruzione al suolo della quasi totalità dell'aviazione di Egitto, Siria e Giordania, con le forze corazzate e di terra di quei paesi che, senza copertura aerea, furono letteralmente decimate."

Al solito:
"...e dello stesso Israele che si disse minacciato...", "...generale israeliano Moshe Dayan che riuscì a conquistare il Sinai.." CONQUISTARE IL SINAI
CONQUISTARE
"Con questa fulminea vittoria Israele occupava l'intera penisola del Sinai e la striscia di Gaza che fino ad allora era rimasta sotto amministrazione militare egiziana, oltre ad inglobare l’intera Cisgiordania (Gerusalemme compresa) e le alture del Golan a nord-est, sottratte invece alla Siria."
e questo dal wiki eh, non da "antisemitismo oggi", e continuiamo, nel '73 Egitto e Siria, con un attacco a sorpresa, tentano la riconquista del canale di Suez ma lo strapotere dell'esercito Israeliano guidato da Sharon impantana la situazione che verrà poi risolta dall'Onu diplomaticamente ponendo fine alle guerre Arabo-Israeliane.
Da qui in poi la storia è sempre la stessa, accordi per il ritiro->finanziamenti per nuove colonie nei territori da cui avrebbero dovuto andarsene->resistenza->massacri israeliani.

C'è poco da discutere, l'occidente e i sionisti han deciso unilateralmente di impossessarsi della palestina contro la volonta della popolazione autoctona che, di conseguenza, si ribella, e vien sempre tutto soppresso nel sangue da Israele, che oltretutto, continua ad espandere il proprio territorio.

Poi, vedila come ti pare, i fatti son questi, prendi i tuoi post e i miei e mettili insieme, poi trai le TUE conclusioni. Il buonsenso, a mio avviso, porta ad una sola verità, sarà perchè "guardo solo quel che mi fa comodo" ma , nel frattempo, Israele è ancora li e con un territorio sempre più esteso, e i palestinesi son passati da più di 3 milioni a meno di 800mila, non resta che aspettare che finiscono i palestinesi, così i nostri nipoti studieranno la storia di come il povero, martire, indifeso e del tutto inventato popolo ebraico indo-europeo si sia ripreso la terra promessa ad altri da Dio, sterminando i perfidi e malvagi barbari dalla pelle scura che volevano distruggerli, perchè la storia la scrive sempre il vincitore.
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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptyDom Gen 04, 2009 2:58 pm

Lestaat ha scritto:
Ci sono due modi di leggere la storia, leggersi un bel libro di storia e prendere per vero quello che c'è scritto, oppure leggerne tanti e cercare di estrapolare i nudi fatti dai punti comuni che si trovano nei vari testi.
Che è quello che ho sempre fatto, infatti (a differenza tua). Comunque dai, mi son rotto il cazzo di parlare di questa storia: ho già visto da ciò che scrivi e da come lo scrivi che parlare con te è inutile, non si va da nessuna parte. Sarebbe una discussione infinita che non ho voglia di intraprendere. Tanti saluti.

EDIT: Tanto per far capire di che pasta sei fatto, ciò che scrivi è preso da questo sito: http://www.arabcomint.com

ARABCOMINT!!! Secondo te si tratta di un punto di vista obiettivo? Lasciamo stare che è meglio.
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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptyDom Gen 04, 2009 3:48 pm

Gli uomini primitivi ha scritto:
Lestaat ha scritto:
Ci sono due modi di leggere la storia, leggersi un bel libro di storia e prendere per vero quello che c'è scritto, oppure leggerne tanti e cercare di estrapolare i nudi fatti dai punti comuni che si trovano nei vari testi.
Che è quello che ho sempre fatto, infatti (a differenza tua). Comunque dai, mi son rotto il cazzo di parlare di questa storia: ho già visto da ciò che scrivi e da come lo scrivi che parlare con te è inutile, non si va da nessuna parte. Sarebbe una discussione infinita che non ho voglia di intraprendere. Tanti saluti.

EDIT: Tanto per far capire di che pasta sei fatto, ciò che scrivi è preso da questo sito: http://www.arabcomint.com

ARABCOMINT!!! Secondo te si tratta di un punto di vista obiettivo? Lasciamo stare che è meglio.

AHAHAH

1°- Non si capisce perchè gli scritti di Codovini debbano essere più veri di ARABCOMINT
2°- Nei brani che ho preso, dovresti essere così carino da dirmi in che parte sono falsi invece di discutere da dove vengono, visto che, in termini diversi, sono le stesse identiche cose che trovi su una valanga di libri di storia, articoli e persino su wikipedia, oltre che in autori ebrei come Pappe, Atzmon e svariati altri, che spesso, sono molto ma molto più spietati nei confronti di israele del brano che ho riportato io.
3°- Tanto per far capire di che pasta sei fatto TU invece, mentre io contesto la mancanza di parti importanti della storia palestinese citando altri FATTI documentati in migliaia di posti, tu "ti sei rotto il cazzo di parlare di questa storia" e dal tuo scranno decidi cosa è vero e cosa è falso. A proposito di guardare quel che fa comodo.
4°- Non si capisce come sia possibile prendere per buone le parole di uno che chiama la prima guerra arabo-israeliana guerra di indipendenza.
E' come se i kurdi, si convertissero al cattolicesimo e forti di una comunità del 2% in italia decidessero di stabilirsi qui e fare del 50% dell'Italia la nazione Kurda, gli italiani rifiutassero, ma con l'appoggio di tutte le potenze mondiali i kurdi instaurassero uno stato in mezza italia, radendo al suolo l'80% dei paesi e delle cittadine del territorio, deportando in massa gli italiani li residenti, e, se il resto dell'italia dovesse rivoltarsi, invadendo un altro 35% del paese per poi stabilirci nuove colonie.
Il bello è che le minchiate hanno ormai le gambe corte per chi vuole capire, persone con le quali hai fatto soltanto una figura di merda con questo ultimo post.
Contento tu.


Ultima modifica di Lestaat il Dom Gen 04, 2009 4:31 pm - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptyDom Gen 04, 2009 4:29 pm

Non mi va di continuare perché so bene che non se ne uscirà mai, te lo dico per esperienza. Mi pare di averti dimostrato, a differenza di quanto dici, che conosco molto bene l'argomento. E prima che tu scrivessi questo post stavo giusto per consigliarti un libro molto interessante, proprio di Pappe - che tu citi ma non hai letto - che si chiama "Storia della palestina moderna", edito da Einaudi. Tanto per dimostrarti che io, al contrario di te, non sono fazioso. Devo riportarti pagina per pagina ciò che c'è scritto? Dai mi son rotto i coglioni. Studia che è meglio.
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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptyDom Gen 04, 2009 8:03 pm

Lestaat ha scritto:
E' come se i kurdi, si convertissero al cattolicesimo e forti di una comunità del 2% in italia decidessero di stabilirsi qui e fare del 50% dell'Italia la nazione Kurda, gli italiani rifiutassero, ma con l'appoggio di tutte le potenze mondiali i kurdi instaurassero uno stato in mezza italia, radendo al suolo l'80% dei paesi e delle cittadine del territorio, deportando in massa gli italiani li residenti, e, se il resto dell'italia dovesse rivoltarsi, invadendo un altro 35% del paese per poi stabilirci nuove colonie.
Ecco è qui che sbagli, per esempio. Perché non è per un cazzo la stessa cosa, ma proprio PER UN CAZZO. Senza contare che nei tuoi cazzo di discorsi non tieni conto di 6.000.000 di morti, non tieni conto che la persecuzione del popolo ebraico non comincia negli anni '30 con l'ascesa al potere del nazismo, ma molto, MOOOOLTO, MOOOOOOOOOLTO tempo addietro. Ma queste cose, di cui bisogna per forza tener conto, perché fanno parte della Storia, a te non interessano, non ne parli, le elimini dalla Storia. A te interessa vedere quanti ebrei c'erano in Palestina, a te basta guardare due numeri per esprimere un giudizio (non ti chiedi, per esempio, perché il numero di immigrati ebrei è aumentato in modo esponenziale). Beh, visto che ti interessano i numeri, conta che 6.000.000 di ebrei sono stati sterminati (per parlare solo dell'Olocausto). E, ti ricordo, giusto per puntualizzare, che lo stesso movimento sionista - prima della Shoah, evento FONDAMENTALE ma che tu (chissà perché) hai deciso di cancellare - era osteggiato dalla maggior parte degli ebrei. Sono ritornato giusto per scrivere sta cosa. Siccome non sto parlando con un ragazzino, ti invito a RAGIONARE sulla Storia. Parli di Nakba e non di Olocausto, ti rendi conto? E visto che parli di Nakba perché non parli anche degli 800.000 ebrei costretti a lasciare i paesi arabi in seguito alla creazione dello Stato di Israele. I profughi non esistono solo da una parte, sai. Dai basta, sul serio.
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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptyDom Gen 04, 2009 10:02 pm

Gli uomini primitivi ha scritto:
Lestaat ha scritto:
E' come se i kurdi, si convertissero al cattolicesimo e forti di una comunità del 2% in italia decidessero di stabilirsi qui e fare del 50% dell'Italia la nazione Kurda, gli italiani rifiutassero, ma con l'appoggio di tutte le potenze mondiali i kurdi instaurassero uno stato in mezza italia, radendo al suolo l'80% dei paesi e delle cittadine del territorio, deportando in massa gli italiani li residenti, e, se il resto dell'italia dovesse rivoltarsi, invadendo un altro 35% del paese per poi stabilirci nuove colonie.
Ecco è qui che sbagli, per esempio. Perché non è per un cazzo la stessa cosa, ma proprio PER UN CAZZO. Senza contare che nei tuoi cazzo di discorsi non tieni conto di 6.000.000 di morti, non tieni conto che la persecuzione del popolo ebraico non comincia negli anni '30 con l'ascesa al potere del nazismo, ma molto, MOOOOLTO, MOOOOOOOOOLTO tempo addietro. Ma queste cose, di cui bisogna per forza tener conto, perché fanno parte della Storia, a te non interessano, non ne parli, le elimini dalla Storia. A te interessa vedere quanti ebrei c'erano in Palestina, a te basta guardare due numeri per esprimere un giudizio (non ti chiedi, per esempio, perché il numero di immigrati ebrei è aumentato in modo esponenziale). Beh, visto che ti interessano i numeri, conta che 6.000.000 di ebrei sono stati sterminati (per parlare solo dell'Olocausto). E, ti ricordo, giusto per puntualizzare, che lo stesso movimento sionista - prima della Shoah, evento FONDAMENTALE ma che tu (chissà perché) hai deciso di cancellare - era osteggiato dalla maggior parte degli ebrei. Sono ritornato giusto per scrivere sta cosa. Siccome non sto parlando con un ragazzino, ti invito a RAGIONARE sulla Storia. Parli di Nakba e non di Olocausto, ti rendi conto? E visto che parli di Nakba perché non parli anche degli 800.000 ebrei costretti a lasciare i paesi arabi in seguito alla creazione dello Stato di Israele. I profughi non esistono solo da una parte, sai. Dai basta, sul serio.

E che cazzo c'entra la shoah con la palestina?
Che cazzo c'entrano i palestinesi soprattutto?
Oltretutto non ho paragonato i kurdi agli ebrei, sciocchino, potevo dire indiani, malesi o ugandesi era lo stesso, ho preso i kurdi perchè è un polo senza uno stato che si prestava per questo, e solo per questo, ad un esempio.
Te lo rispiego in parole più semplici visto che sembri non capire.
Se i "mozambicani" si convertissero a, che ne so, il culto della dea madre celtico, e l'anno prossimo vengono sterminati dall'esercito, che ne so, del Bukina Faso, che facciamo poi, gli diamo la scozia? E se gli scozzesi non volessero? Li cacciamo con la forza in inghilterra, ne sterminiamo un po' perchè protestano e dichiariamo indipendente e mozambicana la scozia? Se le proteste continuano saranno ovviamente autorizzati anche ad occupare inghilterra e gallesm magari anche un pezzetto di irlanda eh....si sa, lo spazio vitale.....e solo per "difesa"...
Perchè mai qualcuno si può arrogare il diritto di decidere chi deve vivere e dove e perchè mai ai sionisti non è stata data la Baviera? Erano forse palestinesi quelli che li perseguitavano?
Tu puoi essere tra quelli che ritengono giusto dare agli ebrei un paese abitato da altri, io no, caro il mio obbiettivo e saccente interlocutore. E' verissimo che è inutile parlare visto che tu, alla bisogna, tiri fuori l'olocausto, che con i palestinesi c'entra come il due di picche mentre giochi a scacchi mentre sei impossibilitato a dimostrare che quanto ho scritto è falso, altrimenti lo avresti già fatto invece di parlare di altro.
Che il movimento sionista fosse osteggiato dalla maggioranza degli ebrei sono stato il primo a dirlo, visto che tutto è cominciato proprio con un mio post in proposito, ed è appunto questo che raccontano i fatti della storia, il movimento sionista ha preso il potere con la violenza anche contro la popolazione ebraica e con la violenza continua a perseguire le sue mire espansioniste e di stato razziale sterminando i palestinesi.
Hai appena dimostrato che Finkelstein ha ragione, con l'industria dell'olocausto si modifica la storia. Chissà, anche Finkelstein si è dimenticato l'olocausto in cui ha perso i genitori?
Le chiacchiere stanno a zero, gioia, o mi dici quali sono i FATTI falsi che ho detto o fai figure di merda, è semplice.

PS
Tra quanti post mi cominci a dare dell'antisemita?


Ultima modifica di Lestaat il Dom Gen 04, 2009 10:18 pm - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptyDom Gen 04, 2009 10:11 pm

"E che cazzo c'entra la shoah con la palestina?"

Ecco, questa è la prova che sei un COGLIONE. Pertanto, chiudo qui la faccenda. COGLIONE. Il resto manco lo leggo, non mi interessa. Secondo te devo perdere tempo a leggere le altre cose che scrivi, dopo che esordisci con una frase del genere? Sei un COGLIONE, punto.

Ciao COGLIONE.
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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptyDom Gen 04, 2009 10:23 pm

Gli uomini primitivi ha scritto:
"E che cazzo c'entra la shoah con la palestina?"

Ecco, questa è la prova che sei un COGLIONE. Pertanto, chiudo qui la faccenda. COGLIONE. Il resto manco lo leggo, non mi interessa. Secondo te devo perdere tempo a leggere le altre cose che scrivi, dopo che esordisci con una frase del genere? Sei un COGLIONE, punto.

Ciao COGLIONE.

L'Olocausto non c'entra un beneamato cazzo con i palestinesi che coltivavano la terra e pascolavano in palestina le loro bestie, io sono un coglione e tu, con la tua retorica da quattro soldi che tira fuori l'olocausto perchè senza argomenti, sei veramente molto meno di una pecora senza cervello. Crogiolati nelle tue certezze e va a quel paese, cafone delle mie gonadi.
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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptyLun Gen 05, 2009 12:49 am

DA 18 MESI ESERCITO ISRAELIANO SI ADDESTRAVA FINTA GAZA

(AGI) - Gerusalemme, 4 gen. - L'offensiva di terra e' iniziata solo sabato ma in realta' erano 18 mesi che gli israeliani si stavano preparando per tornare a Gaza. L'esercito aveva iniziato l'addestramento delle truppe per il ritorno in una finta Gaza costruita nel deserto in una base segreta. Lo ha rivelato alla tv il portavoce di Tsahal, il generale Avi Benayahou: "I nostri soldati conoscono ogni vicolo in cui si trovano i loro obiettivi. Per un anno e mezzo si sono addestrati su un modello su scala ridotto di Gaza costruito nella base di Tsehilim " nel deserti del Negev, nella fascia meridionale di Israele proprio davanti alla frontiera con l'enclave costiera. Il generale si e detto soddisfatto per l'esito delle operazioni: "Abbia gia' inferto alcuni duri colpo a Hamas ma dovremo colpirli ancora e (quindi) servira' altro tempo".

http://www.agi.it/ultime-notizie-page/200901042138-cro-rom1102-art.html
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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptyLun Gen 05, 2009 3:59 pm

Nel secondo giorno dell'offensiva di terra di Israele nella Striscia di Gaza, e mentre continuano violenti scontri alla periferia della 'capitale' Gaza City, si moltiplicano gli appelli del mondo alla tregua, ma dal presidente Shimon Peres arriva un secco no. Il bilancio delle vittime parla da solo: 512 morti palestinesi dall'inizio dell'operazione 'Piombo fuso' (27 dicembre) e un morto israeliano confermato. LE OPERAZIONI SUL TERRENO. All'indomani dell'ingresso di quattro brigate di Tsahal (esercito israeliano), le truppe sono avanzate nella Striscia di Gaza lungo quattro direttrici: due da nord, e poi al centro e a sud, tagliandone di fatto in due il territorio. La resistenza dei miliziani di Hamas, iniziata subito, è continuata per tutto il giorno con furiosi combattimenti anche intorno a Gaza City, bombardata a più riprese anche dall'alto. I militari islamici sono riusciti a sparare una trentina di razzi e qualche colpo di mortaio in territorio israeliano dal nord della Striscia.

NO ALLA TREGUA. Agli appelli che sono giunti da tutto il mondo per un cessate il fuoco, Israele ha risposto con una voce sola, quella del presidente Shimon Peres che, in un'intervista all'emittente statunitense Abc, ha respinto la possibilità di un cessate il fuoco. Pur precisando di non volere occupare Gaza ma solo di "annientare il terrore" e dare una "lezione seria" ad Hamas.

LE VITTIME. Sono almeno 42 i palestinesi morti oggi nel corso dell'avanzata dell'esercito israeliano. Ma il bilancio totale delle vittime dal 27 dicembre, secondo fonti mediche a Gaza, è di 512 morti - fra cui 87 bambini - e circa 2.500 feriti. Delle 42 vittime odierne, oltre la metà sono civili. Da parte israeliana c'é un soldato ucciso (ma secondo Hamas sono almeno nove) e alcuni feriti.

Tratto da: www.ansa.it
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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptyMar Gen 06, 2009 4:05 am

Vivere con i giorni contati in una terra rubata
Articolo originale
AUTORE: Gilad ATZMON
Tradotto da Manuela Vittorelli

La comunicazione con gli israeliani può lasciare stupefatti. Anche ora che l'aviazione israeliana sta assassinando alla luce del sole centinaia di civili, persone anziane, donne e bambini, gli israeliani riescono a convincersi di essere le vere vittime di questa violenta saga.

Chi conosce bene gli israeliani si rende conto che sono completamente disinformati sulle radici del conflitto che domina le loro vite. Spesso sono capaci di mettere insieme ragionamenti rocamboleschi che possono avere senso nelle argomentazioni israeliane ma fuori della loro realtà non ne hanno alcuno. Sono ragionamenti di questo tenore: “quei palestinesi, perché insistono a vivere sulla nostra terra (Israele), perché non possono semplicemente andare in Egitto, in Siria, in Libano o in qualsiasi altro paese arabo?” Un'altra perla di saggezza ebraica suona più o meno così: “di cosa si lamentano questi palestinesi? Gli abbiamo dato acqua, elettricità, istruzione e in cambio vogliono solo buttarci a mare”.
Per strano che possa sembrare, perfino gli israeliani della cosiddetta “sinistra” e della “sinistra” colta non riescono a capire chi sono i palestinesi, da dove vengono e cosa vogliono. Non riescono a capire che per i palestinesi la Palestina è loro casa. Incredibilmente gli israeliani non riescono a capire che Israele è stato costruito a scapito del popolo palestinese, su terra palestinese, sui villaggi, le città, i campi, i frutteti palestinesi. Gli israeliani non capiscono che i palestinesi di Gaza e dei campi profughi della regione sono gente espropriata da Beer Sheva, Yafo, Tel Kabir, Shekh Munis, Lod, Haifa, Gerusalemme e molti altri villaggi e città. Se vi chiedete perché mai gli israeliani non conoscano la loro storia, la risposta è semplice: non gli è mai stata raccontata. Le circostanze che hanno condotto al conflitto israelo-palestinese sono ben nascoste nella loro cultura. Le tracce della civiltà palestinese anteriori al 1948 sono state spazzate via. Non solo la Nakba, la pulizia etnica dei palestinesi autoctoni compiuta nel 1948, non fa parte della memoria collettiva israeliana, ma non è nemmeno menzionata o discussa in alcun contesto accademico o ufficiale israeliano.
Al centro di quasi tutte le città israeliane c'è un monumento che commemora il 1948 ed è costituito da una strana composizione quasi astratta di tubi. La scultura si chiama Davidka ed è in realtà un mortaio israeliano usato nel 1948. Va notato che la Davidka era un'arma estremamente inefficace. Aveva una portata non superiore ai 300 metri e i suoi proiettili causavano danni molto limitati. Anche se la Davidka arrecava scarsi danni, faceva però molto rumore. Secondo la storia ufficiale israeliana, gli arabi, cioè i palestinesi, quando sentivano da lontano i colpi della Davidka scappavano terrorizzati. Secondo la versione israeliana, gli ebrei, cioè i “nuovi israeliani”, facevano un paio di botti e gli “arabi codardi” scappavano come degli idioti. La versione ufficiale israeliana non fa parola dei molti premeditati massacri condotti dal neonato Esercito di Difesa israeliano e dalle unità paramilitari che lo precedevano. Non fa parola neanche delle leggi razziste che impedirono il ritorno dei palestinesi nelle loro case e nelle loro terre.
Il significato di tutto ciò è molto semplice. Gli israeliani non conoscono la causa palestinese. Dunque non possono che interpretare la lotta palestinese come una follia irrazionale e omicida. Nell'universo solipsistico giudeocentrico l'israeliano è una vittima innocente e il palestinese non è altro che un selvaggio assassino.
Questa grave situazione che impedisce all'israeliano di conoscere il suo passato distrugge la possibilità di una futura riconciliazione. Poiché l'israeliano è privo della minima comprensione del conflitto, non riesce a contemplare una soluzione che non comporti lo sterminio o l'epurazione del “nemico”. Tutto ciò che gli è dato di sapere è costituito dai fantasmatici resoconti della sofferenza ebraica. Il dolore palestinese gli è completamente estraneo. Il “diritto al ritorno” dei palestinesi suona alle sue orecchie come un'idea ridicola. Neanche gli “umanisti israeliani” più progressisti sono pronti a spartire la terra con i suoi abitanti autoctoni. Ciò non lascia ai palestinesi altra scelta che quella di liberarsi da soli a tutti i costi. È evidente che sul lato israeliano non c'è un interlocutore che sia disposto a dialogare per la pace.
Questa settimana abbiamo saputo un po' di più della capacità balistica dell'Hamas. Evidentemente l'Hamas finora ha scelto di contenere le proprie azioni contro Israele, rinunciando per molto tempo ad allargare il conflitto a tutto il sud di Israele. Mi viene da pensare che gli sporadici lanci di Qassam su Sderot e Ashkelon non fossero che un messaggio dei palestinesi assediati. Erano in primo luogo un messaggio alla terra rubata, ai propri campi e frutteti: “Nostra terra amata, non abbiamo dimenticato, siamo ancora qui a combattere per te. Prima o poi, ma più prima che poi, torneremo e ricominceremo da dove ci eravamo fermati”. Ma erano anche un chiaro messaggio agli israeliani: “Voi, laggiù, a Sderot, Beer Sheva, Ashkelon, Ashdod, Tel Aviv e Haifa, che lo capiate o no, vivete sulla nostra terra rubata. Fareste meglio a sloggiare perché avete i giorni contati, la nostra pazienza è agli sgoccioli. Noi, i palestinesi, non abbiamo più niente da perdere”.
Ammettiamolo: realisticamente la situazione di Israele è molto grave. Due anni fa furono i razzi dell'Hezbollah a colpire il nord del paese. Questa settimana l'Hamas ha dimostrato oltre ogni dubbio di essere in grado di servire al sud di Israele un cocktail di vendetta balistica. Sia nel caso dell'Hezbollah che in quello dell'Hamas, Israele è rimasto senza risposta militare. Potrà uccidere civili, certo, ma non riesce a fermare il lancio di razzi. L'Esercito di Difesa israeliano non ha gli strumenti per proteggere Israele, a meno che coprirlo con un tetto di cemento armato non sia una soluzione praticabile. In fin dei conti forse ci stanno pensando.
Ma questa non è la fine della storia. Anzi, ne è solo l'inizio. Ogni esperto di Medio Oriente sa che l'Hamas può prendere il controllo della Cisgiordania nel giro di poche ore. Di fatto l'Autorità palestinese e Fatah la controllano solo grazie alle forze israeliane. Una volta presa la Cisgiordania, la numerosa popolazione israeliana del centro sarà in balia di Hamas. Per chi non lo capisca, sarebbe la fine dell'Israele ebraico. Potrà accadere oggi, potrà accadere tra tre mesi o tra cinque anni, non è una questione di “se” ma di “quando”. Allora tutto Israele sarà sotto il tiro dell'Hamas e dell'Hezbollah, la società israeliana crollerà, la sua economia andrà in pezzi. Una villetta a schiera nel nord di Tel Aviv costerà come una baracca a Kiryat Shmone o Sderot. Quando un solo razzo colpirà Tel Aviv, il sogno sionista sarà finito.
I generali dell'Esercito israeliano lo sanno, i leader israeliani lo sanno. Ecco perché hanno trasformato la guerra contro i palestinesi in uno sterminio. Gli israeliani non intendono invadere Gaza. Laggiù non hanno perso niente. Vogliono solo porre fine alla Nakba. Sganciano bombe sui palestinesi per spazzarli via. Vogliono cancellare i palestinesi dalla regione. È ovvio che non funzionerà, i palestinesi resteranno. E non solo resteranno, ma il giorno del ritorno alla loro terra si avvicina quanto più gli israeliani mettono in pratica le loro tattiche letali.
Ed è esattamente qui che entra in gioco l'escapismo israeliano. Israele ha superato il “punto di non ritorno”. Il suo destino è profondamente impresso in ogni bomba sganciata sui civili palestinesi. Israele non può fare niente per salvarsi. Non c'è una strategia d'uscita. Non può ricorrere al negoziato perché né gli israeliani né la loro dirigenza comprendono le coordinate fondamentali del conflitto. Israele non ha il potere militare necessario a concludere la battaglia. Può riuscire a uccidere i dirigenti palestinesi, lo ha fatto per anni, ma la resistenza e la persistenza palestinese si stanno rafforzando, non indebolendo. Come predisse un generale dei servizi segreti militari israeliani già all'epoca della prima Intifada, “Per vincere i palestinesi devono semplicemente sopravvivere”. Stanno sopravvivendo, e stanno vincendo.
La dirigenza israeliana lo sa. Israele ha già tentato di tutto: ritiro unilaterale, assedio con privazione del cibo e adesso sterminio. Pensava di sfuggire al pericolo demografico riducendosi a un piccolo familiare ghetto ebraico. Niente ha funzionato. È la persistenza palestinese in forma di politica dell'Hamas a definire il futuro della regione.
Agli israeliani non resta che aggrapparsi alla cecità e all'escapismo per ignorare un destino infausto che è già diventato immanente. Nella loro caduta gli israeliani intoneranno i soliti inni vittimisti. Essendo imbevuti di una visione della realtà egocentrica e suprematista, si concentreranno completamente sul proprio dolore restando insensibili a quello che infliggono agli altri. Quando sganciano le loro bombe gli israeliani agiscono come un collettivo compatto formato da un solo uomo, ma non appena subiscono il minimo danno riescono a trasformarsi in monadi di vulnerabile innocenza. È questa discrepanza tra l'immagine che hanno di sé e il modo in cui noi li vediamo che trasforma l'israeliano in un mostruoso sterminatore. È questa discrepanza che impedisce agli israeliani di conoscere la loro storia, è questa discrepanza che impedisce loro di capire i molti ripetuti tentativi di distruggere il loro Stato. È questa discrepanza che impedisce agli israeliani di comprendere il significato della Shoah per evitare che si ripeta. È questa discrepanza che impedisce agli israeliani di far parte dell'umanità.
Ancora una volta gli ebrei si troveranno a errare verso un destino sconosciuto. In un certo senso, io stesso ho da tempo iniziato il mio viaggio.

Traduzione da: Tlaxcala

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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptyMar Gen 06, 2009 3:58 pm

Riprendo solo ora la lettura di questo thread e mi sento di ribadire che, aldila' delle responsabilita' iniziali che oltre che sui futuri israeliani sono pesate su tutta la comunita' internazionale per il modo in cui ha gestito questa cosa, su un punto veramente non si puo' transigere perché riguarda non tanto la storia quanto l'intelligenza delle persone.
Il fatto di legare l'Olocausto alla creazione dello stato di Israele e al modo in cui si è giunti a questa creazione è una delle associazioni piu' sbagliate che si possano fare.
Se veramente le due cose potessero essere legate da un nesso di causalita', Israele sarebbe dovuto sorgere in terre espropriate ai tedeschi e, temo, agli italiani, non in Palestina.

ciao
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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptyMar Gen 06, 2009 11:55 pm

ehi gente ho letto le vostre argomentazioni e vi ringrazio per avermi dato un quadro più preciso della situazione nella striscia di Gaza.
Detto questo volevo sapere cosa ne pensate delle manifestazioni di piazza pro Palestina;
a mio parere tali manifestazioni oltre a non portare benefici o miglioramenti nella zona colpita dal conflitto non riescono nemmeno a sensibilizzare la cittadinanza verso tali problemi internazionali, è come se rimanessero fini a se stesse; quindi mi chiedo se abbiano qualche messaggio che forse a me sfugge.
saluti
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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptyMer Gen 07, 2009 3:10 am

Penso che purtroppo ormai a chi è al potere importa una sega di ciò che pensa la popolazione e le manifestazioni sono diventate del tutto inutili.
D'altra parte però, non essendoci altro modo, capisco che qualcuno voglia farlo. Così facendo sempre più spesso, se non quasi sempre, si presta ai vari teatrini che il giorno seguente appaiono sui media perpetrando l'idea che la democrazia funzioni sul serio. Ahime, nelle mani della popolazione civile non vedo strumenti per cambiare le cose, ovviamente tranne uno, ma non ne siamo più capaci.
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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptyMer Gen 07, 2009 1:20 pm

Ho letto un'interessante inchiesta prodotta da Greg Philo, uno dei teorici di punta del Glasgow Media Group, e da Mike Berry secondo la quale il livello di faziosità dei media britannici nel narrare i fatti e le questioni israelopalestinesi è enorme e ovviamente non certo in favore dei palestinesi.

Ovviamente nell'Italia berlusoniana tale dato dev'essere proporzionato, quindi se in Inghlterra e Scozia si parla di enormità, in Italia di deve parlare di sproporzionatezza megagigante.

E questo dato aiuta a spiegare come mai così tanta gente è anestetizzata e una delle tante conseguenze è il suo sostanziale accordo con la posizione del ministro degli esteri frattini il quale ancora oggi dice (probabilmete dalle maldive) "Hamas cessi di mandare razzi addosso a Israele" (non sto scherzando lo dice sul serio).

Se l'opinione pubblica italiana ragionasse in base a parametri minimi di ragionevolezza non farebbe altro che appoggiare nei modi che ritiene più idonei la causa palestinese, in quanto popolo privato progressivamente, negli ultimi decenni, del proprio territorio da parte di forze israelosioniste appoggiate da tutti i governi occidentali, ed ora accerchiata da una forza d'invasione via terra.

Scendere in piazza?
A volte può essere efficace, ma più a livello locale, per questioni magari legate all'ambiente,
qui in Umbria, per scoraggiarci hanno messo su un'operazione Brushwood in così grande stile che certamente qualcuno si è spaventato, dare 3 mesi di isolamento a un ragazzetto di 20 anni totalemente inconsapevole, con l'appoggio pieno di gratitudine del presidente della regione, ha certamente prodotto qualche risultato, se non nei duri a morire (tipo il sottoscritto e molti altri che contemporaneamente scendevamo in piazza ancora più convinti con la questione Aldo Bianzino, inceneritore, acqua rio fergia, bettona etc...), almeno nei facilmente spaventevoli e così la svendita del territorio umbro è potuta proseguire con relativamente pochi intoppi.

Ma il livello di consapevolezza cresce, sempre di più e fermarlo non può essere fatto tanto facilmente, visto cosa succede in Grecia?

In Italia gli studenti dell'onda anomala hanno fatto e fanno benissimo.

Manfestare come ha fatto Rachel Corrie in quelle zone è molto rischioso e la dice lunga sull'effettiva democrazia israeliana:

http://www.slideshare.net/guest9b7d5aa/rachel-presentation-876672


Ah! Dimenticavo:

Gli uomini primitivi ha scritto:
"E che cazzo c'entra la shoah con la palestina?"

Ecco, questa è la prova che sei un COGLIONE. Pertanto, chiudo qui la faccenda. COGLIONE. Il resto manco lo leggo, non mi interessa. Secondo te devo perdere tempo a leggere le altre cose che scrivi, dopo che esordisci con una frase del genere? Sei un COGLIONE, punto.

Ciao COGLIONE.

Purtroppo per te, in base a parametri consolidati ed accordi sanciti fra chi scrive in questo forum da parecchi anni, con questo tuo post hai attribuito alla tua persona l'essenza dell'aggettivo più volte ripetuto, è così...e vabè...oh..poteva esse peggio...


Ultima modifica di luKa il Mer Gen 07, 2009 1:33 pm - modificato 1 volta. (Motivazione : esplicazia al primitivo della sua autoattribuzione)
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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptyMer Gen 07, 2009 4:27 pm

PRENDERE ESEMPIO.
Gaza: il Venezuela di Chavez espelle ambasciatore di Israele.

CARACAS - Epsulso dal Venezuela l'ambasciatore israeliano come protesta all'offensiva nella Striscia di Gaza. L'annuncio e' stato dato dal minsitro degli esteri di Caracas con una nota ripresa dalla televisione di stato.

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MessaggioTitolo: Re: PALESTINA LIBERA.   PALESTINA LIBERA. - Pagina 2 EmptyMer Gen 07, 2009 4:28 pm

Aiutiamo i bambini di Gaza.
Abbiamo stretto le relazioni necessarie. Ognuno potrà dare il suo contributo.

Mentre abbiamo ancora in corso le riuscitissime campagne per i bambini di Beslan e per i bambini delle enclavi serbe nel Kossovo, di cui a giorni faremo un resoconto dettagliato, i bambini palestinesi vengono uccisi e mutilati dalle bombe intelligenti che stanno colpendo la striscia di Gaza. Abbiamo contattato l'ambasciata palestinese in Italia offrendoci di organizzare dei banchetti per raccogliere beni di prima necessità e fondi per aiutare l'infanzia del loro popolo a superare questa ulteriore prova. Essi hanno gradito il nostro impegno e si sono offerti di farci da tramite con l'ufficio dell'Onu preposto agli aiuti umanitari per il popolo palestinese. In attesa di avere questo contatto, invitiamo tutti, a nome Soccorso Sociale o della propria organizzazione, anche congiuntamente, ad iniziare le procedure per la raccolta di viveri medicine e fondi. A presto direttive più precise. Ma se ci contattate a info@soccorsosociale.org guadagneremo tempo.
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