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 Obama...oggi si inizia!

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MessaggioTitolo: Re: Obama...oggi si inizia!   Obama...oggi si inizia! - Pagina 2 EmptyLun Gen 26, 2009 10:10 pm

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luKa
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MessaggioTitolo: Re: Obama...oggi si inizia!   Obama...oggi si inizia! - Pagina 2 EmptyMer Gen 28, 2009 2:17 pm

LInk


OBAMA PARTE CON IL PIEDE GIUSTO

Se George W. Bush ha invaso l'Iraq usando la tattica dello shock and awe, a una settimana dal suo insediamento si può ben dire che il nuovo presidente Obama abbia usato la stessa tattica in casa, lasciando senza parole e senza resistenza i repubblicani che già non stavano troppo bene dopo la legnata elettorale. Così, senza colpo ferire, il mondo ha assistito alla rapida inversione ad U delle principali politiche americane e, tali e tante sono le novità, che ancora molti faticano ad afferrarle. A colpire l'immaginario è stata la decisione di chiudere la prigione di Guantanamo: ma non si è trattato di uno spot, visto che è stata accompagnata da un rumoroso rifiuto ufficiale delle pratiche di tortura e del ricorso ad attività come i rapimenti e la custodia affidata a paesi terzi, tutte decisioni accolte con favore anche dalle gerarchie militari.

Non a caso l'assurdità dell'operazione-Guantanamo si stava rivelando per quello che è sempre stata: uno show a beneficio degli americani senza nessuna efficacia reale nella War On Terror. Tanto che proprio nelle ultime settimane era stata messa la parola fine sulla possibilità di usare le confessioni dei prigionieri come prova, perché raccolte in maniera irrituale e sotto tortura. Non a caso prima della chiusura è stata decretata la sospensione dei processi ai detenuti in attesa di una decisione sulla revisione delle procedure.

Senza lasciare respiro, Obama ha poi messo i piedi nel piatto dell'aborto e con una decisione più che scontata ha riaperto i canali di finanziamento alle ONG che si occupano di pianificazione familiare nel terzo mondo. Decisione che ha irritato i fanatici cristiani, non ultimo il Papa, che l'hanno messa come se Obama volesse finanziare l'aborto come metodo per il controllo delle nascite. Niente di più falso, in realtà i cristiani rintronati ai quali faceva riferimento il presidente Bush vorrebbero negare quei fondi a chiunque fornisca educazione sessuale, promuova l'uso del preservativo e dei metodi anticoncezionali, tra i quali l'aborto non è peraltro omologato. Così, con Reagan e i Bush alla presidenza, queste non hanno visto un dollaro e hanno respirato solo con Clinton; un'alternanza di orientamento ormai tradizionale, che però non ha mancato di provocare milioni di morti quando le direttive sono state intitolate a promuovere l'astinenza sessuale come panacea di tutti i mali.

L'esempio perfetto dell'esito di una politica del genere è fornito dall'Uganda. Paese piagato dall'Aids riuscì con una massiccia opera d'informazione e di promozione del profilattico a far scendere repentinamente la percentuale di contagiati. Almeno fino all'avvento di Bush Jr e alla conversione della moglie del dittatore ugandese Museveni, diventata una cristiana rinata come George W. Bush. Il paese cambiò metodo e il governo si mise a promuovere l'astinenza sessuale, mentre i giornali governativi diffamavano i profilattici dicendoli pericolosissimi perché si bucano. Com'era prevedibile, in pochi anni i contagi si sono di nuovo impennati, senza però che nessuno tra i cristiani abbia levato un lamento contro la strage, perché in Uganda di AIDS si muore e si muore tanto, le costose cure che nei paesi del primo mondo salvano ormai gran parte degli infettati, lì non se le può permettere nessuno.

Il Papa non ha mancato di sollevare la rituale cagnara contro la decisione americana che promuoverebbe il massacro dei mai nati. Tutta gente che per i già nati non dimostra alcuna pietà e comprensione, preferendoli falciati dalla pandemia piuttosto che peccatori. Milioni di morti, persone già nate e cresciute, pesano sulla coscienza di quei cristiani che hanno sostenuto questa oscenità, milioni di persone, ben oltre i numeri dell'Olocausto, e sarebbe bene ricordare anche questi.

Poteva bastare per la prima settimana, ma le emergenze che assediano gli Stati Uniti sono tante ed enormi e sembra proprio che tutta la macchina del partito democratico abbia scelto di partire a tavoletta. Così è arrivata la prevista conversione “verde” a base d’incentivi per il risparmio energetico, investimenti in energie alternative e al salvataggio del settore auto condizionato alla produzione di modelli dal consumo inferiore. A completare il quadro l'intervento sulla legge federale e la liberazione dal blocco imposto da Bush di quegli stati, come la California, pronti ad imporre standard ancora più esigenti. L'attesa più grande è comunque per l'impatto che può avere sulla comunità internazionale la trasformazione degli Stati Uniti da blocco negazionista a motore dell'auspicata rivoluzione verde, già certificata dal repulisti presso le agenzie federali che si occupano di clima e di ambiente e dalla riabilitazione dell'approccio scientifico al problema.

Hanno fatto meno rumore, ma non sono stati meno densi, i provvedimenti in materia economica, anche se ancora devono ufficializzarsi. In gioco ci sono la seconda metà del bail out e lo stimulus pack, più di mille miliardi di dollari tra toppe ai buchi provocati dalla crisi e investimenti per tenere in moto l'economia. Fiera la resistenza dei repubblicani, con la sorpresa di McCain sulle barricate dopo che in veste di candidato alla presidenza aveva dato il suo assenso al piano Paulson insieme ad Obama e a Bush. Tanto che i democratici hanno offerto pesanti tagli fiscali che sembrano privi di alcun senso in relazione al quadro generale, ma i repubblicani tirano ancora.

Anche in politica estera la nuova amministrazione ha tracciato una prima linea a distinguersi da quella di Bush. I democratici hanno sicuramente apprezzato la delicatezza israeliana nel terminare la strage di Gaza prima dell'insediamento di Obama, molto meno il senso generale dell'operazione e, ad oggi, non sembrano per nulla intenzionati a seguire la traccia che prevede la messa al bando di Hamas. Con Israele sembra si vada verso lo stand-by in attesa delle prossime elezioni dalle quali, nonostante la guerra, potrebbe uscire una maggioranza di estrema destra, visto che Olmert, Barak e Livni sembrano aver deluso gli israeliani fermando l'aggressione. In Pakistan ed Afghanistan non sembra cambiare molto, ma già il fatto che si parli di sostituire Karzai (ma non era una democrazia adesso?) indica la possibilità di soluzioni non scontate, così come l'annuncio dell'apertura di colloqui diretti con l'Iran è sicuramente una svolta notevole, con buona pace di Israele.

Decisioni meno appariscenti, ma forse anche più pesanti, hanno interessato il cosiddetto complesso militar-industriale. Non sembra nelle intenzioni della nuova amministrazione una particolare riduzione degli effettivi o degli armamenti, ma la bonanza repubblicana sembra volgere al termine. Niente guerre stellari, non se ne parla nemmeno, perché Obama preferisce e propone un bando planetario alle armi nello spazio. Senza spazio, niente Scudo Stellare. Ma non c'è consenso nemmeno per il Reliable Replacement Warhead, che sarebbe l'espediente usato da Bush per lo studio e la produzione di armi nucleari di nuova generazione. Le testate invecchiano, gli esplosivi radioattivi decadono e l'idea dei repubblicani era quella di far passare per semplice manutenzione lo studio di atomiche più evolute in termini di dimensioni, pesi e potenze.

Obama sembra convenire che la supremazia militare statunitense non ha bisogno di niente del genere per mantenersi tale e che l'unico rischio sarebbe quello di scatenare una corsa agli armamenti e alla creazione di ordigni sempre più inquietanti. Il repubblicano Robert Gates, confermato Segretario della Difesa dopo essere stato nominato da Bush per rimpiazzare il fallimentare Rumsfeld è sembrato resistere, ma “fermiamo lo sviluppo di armi nucleari” senza postille o clausole, non lascia molto spazio di manovra.

C'è di che nutrire l'entusiasmo dei fan, ma c'è anche da dire che fin qui non ci sono state conseguenze con le quali misurarsi o resistenze diverse dalla tradizionale avidità di deputati e senatori e che molti dei provvedimenti erano ampiamente previsti o prevedibili. Restano comunque decisioni già prese e sicuramente impattanti e molto sembra cambiare nella politica estera, fin da subito e forse anche oltre il prevedibile. Una velocità che non mancherà di disorientare amici e nemici degli Stati Uniti, abituati a ben altro menage.

Se ne sono accorti i terribili qaedisti, che hanno lanciato una campagna di insulti per il neo-presidente e se ne sono accorti anche i tradizionali vassalli degli Usa, che siano autocrati come Mubarak o entusiasti dell'ideologia incarnata dall'America di Bush come Berlusconi, che già hanno avuto modo di trovarsi spiazzati dalla nuova amministrazione americana. Sicuramente a trovarsi spiazzati sono stati i repubblicani, che dopo anni al governo sembrano faticare ad afferrare l bandolo della matassa e ad articolare risposte coerenti. Il partito è letteralmente sfasciato e grosse idee sul suo futuro non se ne vedono, così come non si vedono leader capaci di coagulare consenso alternativi a quelli espressi dalla classe dirigente appena affondata insieme all'economia e al paese più in generale.


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